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La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler – Recensione

Il regista de “Il Commissario Rex” racconta gli ultimi giorni di Hitler con Bruno Ganz protagonista

(Der Untergang) Regia: Oliver Hirschbiegel – Cast: Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Corinna Harfouch, Ulrich Matthes, Juliane Köhler, Thomas Kretschmann, Heino Ferch – Genere: Drammatico, colore, 150 minuti – Produzione: Germania, 2004 – Data di uscita: 29 aprile 2005.

Un ritratto di Hitlacadutaler come uomo: questo è “La Caduta” di Oliver Hirsdchbiegel. Tratto dal libro di memorie “Bis zur letzten Stende” di Taudl Junge, ultima sua segretaria privata il film è il racconto degli ultimi giorni di vita del dittatore e dei suoi fedelissimi.

Mentre fuori Berlino brucia e l’armata sovietica sta avanzando inesorabilmente, lui rinchiuso nel bunker è oramai un pazzo farneticante che non vuole credere alla fine del suo sogno. La morte alleggia su tutti mentre un’Eva Braun grottesca balla su un tavolo e la Junge capiscedi vivere un momento storico. Lei e la sua collega Gerda sono le testimoni inconsapevoli di giorni che resteranno nella storia dell’umanità intera. La ventenne Junge resterà e osserverà silenziosa tutto, prima di fuggire con la sua collega insieme a pochi sopravvissuti. Sarà lei la voce narrante di una storia claustrofobica tra corridoi grigi illuminati da fredde luci al neon. Ma lo “Spettacolo” sta finendo e la morte arriverà per tutti loro grazie ad una capsula di cianuro da stringere tra i denti e un eventuale colpo di rivoltella.

Magda Goebbels sacrificherà i suoi sei figli di pura razzia ariana senza nessun tentennamento, dopo averli fatti addormentare con un sonnifero. E quella del sacrificio dei piccoli Goebbels è una delle scene più crude di tutta la pellicola, con una madre glaciale che dice di dare loro “La liberazione” da un mondo senza nazionalsocialismo, pur potendoli salvare. Il Ministro della Propaganda, suo marito, si suiciderà con lei e sarà l’ultimo atto della tragedia. Fuori dal bunker si muore di fame o uccisi dai bombardamenti sovietici. E i tedeschi appaiono identici agli ebrei sterminati nei campi di concentramento. Perché la guerra uccide la gente normale di ogni paese e razza senza nessuna distinzione. Sono tutti vittime, vinti e vincitori.

Lo spettatore non può fare a meno di chiedersi come l’orgoglio nazionalsocialista possa aver fatto breccia sul popolo tedesco. Il totale dominio del mondo, era questo il sogno di Hitler ma probabilmente lo è per ogni dittatore di ogni tempo.

“La caduta” è un film che ricorda a tutti come la mente umana possa essere grande e tremenda al tempo stesso. Ma è anche un ritratto dell’uomo e non del Fuhrer. O meglio di tutti e due perché c’è una sorta di sdoppiamento di personalità. Uno è quasi capace di provare pietà per il suo cane mentre lo fa uccidere con un colpo di pistola e accarezza con tenerezza la sua segretaria, suggerendole di andar via. Mentre l’altro è crudele fino all’inverosimile ma anche grottesco nel suo non credere alla fine. Il Fuhrer nella sua ultima fase è una persona provata, con la schiena china e una mano che trema per un inizio di Parkinson. E può quasi fare compassione. Il suo ultimo pasto è squallido come il frettoloso matrimonio con Eva Braun prima del loro suicidio, che trova in Traudl Junge un’amica con cui confidarsi.

Forse la pecca del film è proprio quella di riuscire a indurre quasi compassione nell’uomo Hitler, benché abbia seminato morte e distruzione. Bruno Ganz è un Fuhrer con impensabili accenni di umanità. Magda Goebbels è un’intensa Corinna Harfouch, vista recentemente in “Berlin Calling” di Hannes Stöhr. Un film non facile “La caduta” che tratta dell’Olocausto solo di striscio. La pellicola è stata accolta con grandi critiche nel suo paese quando uscì nel 2004 , ma bisogna dare atto del coraggio del produttore Bernd Eichemger, che ha osato rompere un tabù ancora mai risolto in Germania.

Ivana Faranda

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