Eco Del Cinema

Là-Bas – Recensione

Una storia che tocca gli animi e la coscienza

Regia: Guido Lombardi – Cast: Kader Alassane, Moussa Mone, Esther Elisha, Billi Serigne Faye, Alassane Dougougou, Fatima Traore, Salvatore Ruocco, Dario Formisano – Genere: Drammatico, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà – Data di uscita: 9 marzo 2012.

labas“La-Bas” di Guido Lombardi si ispira a quella che è stata definita “La strage di San Gennaro” del 2008 a Castelvolturno dove furono uccisi dalla Camorra almeno sei cittadini ghanesi (risultati innocenti e non coinvolti in affari illegali) nella sartoria “O. Ob. Exotic Fashions”, al civico 109761 della SS. Domiziana.

Premiato a Venezia con il “Leone del Futuro, Premio Opera Prima Luigi de Laurentiis”, il film ha come sottotitolo “educazione criminale”: al centro della storia c’è il rapporto tra il vecchio Moses, immigrato di lungo corso diventato narcotrafficante e il suo “petit” Yussouf, suo nipote, che arriva dall’Africa in cerca di un futuro migliore.

Il regista racconta tutti i passaggi di questo ragazzo in quella che Roberto Saviano ha definito “la più africana tra le città europee”. La realtà gli si rivela sotto gli occhi lentamente e il benessere tanto agognato sembra legittimare la scelta discutibile di collaborare con lo zio criminale.

E già, perché “La-Bas” è un film a doppia lettura: da una parte il film si concentra sul libero arbitrio e sulla possibilità di essere artefici del proprio destino. La scelta più facile sembra quella per il crimine ma alla fine i bei vestiti, le macchine e tutto il resto si riveleranno dannose. Anche l’amore per la giovane Suad si scopre una chimera, perché lei è una delle “impiegate” dello zio.

Dall’altra, invece c’è una storia sull’invisibilità degli immigrati che vivono tra noi, risultando ai nostri occhi privi di qualsiasi identità.

Li vediamo scendere dalle carrette del mare nei Tg e poi ne perdiamo ogni traccia. E Yossouf è uno di loro, che scrive e disegna tutto quello che gli succede nel suo piccolo quaderno.

Nell’opera prima di Lombardi, lo stile documentaristico e la fiction si mischiano continuamente. C’è poesia e brutalità insieme, come nella corsa nel buio del protagonista vestito di bianco.

La lingua parlata è sporca, anche perché gli interpreti usano il francese/inglese degli immigrati africani e i locali il dialetto campano. Il film, sullo stile di “Gomorra”, non sarà doppiato e bisogna rendere merito ai produttori del coraggio dimostrato.

Ottimo il cast e la musica, non a caso Kader Alassane (Yussouf), è un cantante e Dj, dei cui concerti Lombardi è diventato operatore è regista. Stessa provenienza per Moussa Mone/zio Moses, organizzatore di serate di gruppi africani a Napoli da sempre. L’unica attrice professionista del cast è Esther Elisha/Suad già vista in “Boris”. Ha una piccola parte Gaetano Di Vaio anche uno dei produttori, nei panni del buon italiano che sfrutta gli immigrati di colore.

Ivana Faranda

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