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L’ uomo con i pugni di ferro – Recensione

Il leader dei Wu-tang clan esordisce alla regia con un film che rispecchia la storia della sua formazione artistica

(The Man with the Iron Fists) Regia: RZA – Cast: Rza, Russell Crowe, Gano Grills, Eli Roth, Rick Yune, Lucy Liu – Genere:Azione, colore, 95 minuti – Produzione: USA, Hong Kong, 2012 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 9 maggio 2013.

uomo-coi-pugni-di-ferroRobert “Bobby” Fitzgerald Diggs, più noto come RZA, leader dei Wu-tang clan è il regista di “L’uomo con i pugni di ferro”, uscito con la benedizione di Quentin Tarantino e con un cast pieno di grandi nomi.

Non conoscendo la storia di RZA si rimarrebbe sorpresi davanti a questa pellicola di matrice tarantiniana, ispirata ai classici del Kung fu e piena di tributi ai maestri del genere, ma in realtà tutto ciò è perfettamente in linea con il percorso artistico del neo-regista, addirittura questo lavoro potrebbe considerarsi una summa di tutti gli elementi artistici che hanno caratterizzato RZA nella sua crescita.

Nella vita di RZA infatti, prima della musica hip-hop che l’ha reso celebre, sono arrivati i film di Kung fu e la cultura orientale che, dopo averlo subito conquistato, lo hanno accompagnato in tutta la sua produzione artistica; basta guardare al nome del suo gruppo che rende omaggio al sua pellicola preferita “Shaolin and Wu-tang”.

Se “L’uomo con i pugni di ferro” è presentato da Tarantino ed è diretto con uno stile simile al suo, è perché RZA dopo aver conosciuto il regista sul set di “Kill Bill” del quale curava le musiche, gli ha umilmente chiesto di fargli da sensei e di insegnargli a fare il regista. Dopo sei anni RZA era pronto a cominciare il suo lavoro.

Dopo neanche un minuto di visione è palese la scuola del regista: le grafiche dei titoli di testa sono tipicamente tarantiniane e quando la voce del fabbro, interpretato dallo stesso RZA, inizia a parlarci della situazione di Jungle village, dove si svolgono i fatti, si capisce che il sangue abbonderà in questo piccolo villaggio dell’impero giapponese, abitato da diversi clan sempre in lotta tra loro per il potere.

L’influenza del maestro si percepisce inoltre anche per il fatto che i personaggi protagonisti sembrano ricalcare quelli dei suoi ultimi successi; il rapporto tra il personaggio di Jack Knife, interpretato da Russel Crowe, e quello di Blacksmith, interpretato dallo stesso RZA, verso la fine del film si declina in maniera simile alla coppia di “Django Unchained”; anche qui troviamo un inglese tanto educato quanto violento che aiuta un ex-schiavo a prepararsi alla battaglia. Inoltre il personaggio femminile più importante Madame Blossom, Lucy Liu, ricorda molto O-Ren, altra interpretazione della stessa attrice in “Kill Bill”.

Nonostante tutti questi elementi che farebbero pensare il contrario, non bisogna credere che con questo lavoro RZA si sia limitato a scimmiottare il maestro senza distanziarsene, perché a ben vedere il film rispecchia a pieno la storia personale di questo artista che, infatti, si immerge nell’universo dei classici del Kung fu a un livello più profondo di quanto Tarantino abbia fatto e riesce a intrecciarlo con delle tonalità hip-hop, sia musicali che emotive, che su di esso funzionano benissimo.

Claudio Di Paola

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