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Killer Joe – Recensione

Una pellicola dissacrante, dura, che scava nell’America dei dimenticati, nel sogno americano rotto e distrutto, emarginati e ironici sceriffi si fronteggeranno nella pazzia. Il ritorno di un grande regista, William Friedkin

Regia: William Friedkin – Cast: Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Juno Temple, Marc Macaulay, Scott A. Martin, Lori Eden, Danny Epper, Kylie Creppel, Edward J. Clare, Julia Adams, Gregory C. Bachaud, Sean O’Hara – Genere: Commedia, colore, 103 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Bolero – Data di uscita: 11 ottobre 2012.

killerjoePresentato alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriva finalmente nelle sale italiane, distribuito da Bolero Film, “Killer Joe” del regista Premio Oscar William Friedkin (“L’Esorcista”, “Il braccio violento della legge”).

A più di settant’anni Friedkin torna dietro la macchina da presa con un noir sanguinoso e violento, dimostrando ancora una volta di essere un maestro di stile ed un esteta del cinema, capace di raccontare in maniera moderna e sfacciatamente pulp una storia nella quale vi è la disanima delle dinamiche familiari, delle relazioni uomo-donna e di tutti quei torbidi aspetti della nostra società, con uno sguardo ravvicinato sul braccio violento delle forze di polizia.

Riadattamento di una pièce teatrale scritta nel 1993 dal premio Pulitzer Tracy Letts, il film racconta le vicende di una disastrata famiglia texana, e della sua spasmodica e disperata ricerca di soldi.

Chris (Emile Hirsch), è un giovane spacciatore di droga costretto a trovare urgentemente una grossa somma di denaro, necessaria al saldo di un ingente debito. Per ottenere tale somma decide di incassare i soldi dell’assicurazione sulla vita della madre, e per farlo dovrà ucciderla. Con il beneplacito di tutta la famiglia, Chris decide di ingaggiare un killer e si imbatte nel poliziotto Joe Cooper (Matthew McConaughey), detto Killer Joe, un uomo che guadagna qualche extra facendo il sicario. Ma, quando quest’ultimo chiede con insistenza l’anticipo sul pagamento del “lavoro”, Chris e la sua famiglia, impossibilitati a rispettare l’onere, si vedranno costretti ad accettare l’inquietante alternativa proposta da Killer Joe: il killer prenderà in custodia Dottie, la sorella dodicenne di Chris, come cauzione sessuale fino a quando non otterrà la cifra pattuita. Il ragazzo acconsente, ma è solo l’inizio di un turbine di sangue e violenza che non vedrà risparmiato nessuno.

Friedkin continua la sua analisi sull’America dei dimenticati, quel Paese in cui il tanto agognato American Dream viene selvaggiamente disfatto ad opera di una più cruda e ossessiva realtà, dove la violenza genera violenza, e ad una azione corrisponde una specifica e uguale reazione.

Dialoghi serratissimi ed un ritmo sincopato delle sequenze, intervallate da ventate di autentico cinismo e un linguaggio grottesco, la definizione di ‘politicamente scorretto’ sembra quasi un eufemismo per definire un film che in sé porta tutta l’esperienza e la sagacia di un grandissimo regista.

Una mano, quella di Friedkin, che volutamente spinge su alcune scene con uno stile che seduce ed aggredisce lo spettatore nello stesso tempo. Lo stile asciutto, un montaggio classico e ritmato e un’eccellente fotografia sono gli encomiabili elementi sui quali si poggiano le straordinarie performance degli interpreti, a cominciare da Matthew McConaughey che, svestiti i panni del Meg Ryan al maschile per comparizioni in commedie romantiche, è probabilmente qui alla sua prova più importante come attore, sfoggiando un talento purtroppo non visibile nei lavori precedenti.

Una pellicola che farà discutere, ma che, allo stesso tempo, trascinerà lo spettatore in un vortice di follia e feroce violenza.

Sonia Serafini

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