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Khumba – Recensione

Un riuscito e divertente film d’animazione che ci fa immergere nelle atmosfere africane e spiega ai più piccoli la tolleranza e l’accettazione delle differenze

Regia: Anthony Silverston – Cast: Jake T. Austin, Steve Buscemi, Loretta Devine, Laurence Fishburne, Richard E. Grant, Liam Neeson – Genere: Animazione, colore, 83 minuti – Produzione: Sudafrica, 2013 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 6 febbraio 2014.

khumbaDiciamo la verità, quando ci imbattiamo in un film d’animazione che non sia Pixar o DreamWorks, partiamo sempre un po’ prevenuti, aspettandoci una copia maldestra, o comunque nulla degno di nota. “Khumba”, della sudafricana Triggerfish Animation Studios, non ha nulla da invidiare ai titoli più famosi, con i quali infatti, si vocifera in lizza per l’ Oscar.

Il film offre un’ ambientazione, quella sudafricana, ricostruita in maniera fedele e con una grafica credibile, una varietà dei personaggi azzeccati e divertenti, una storia interessante e un cast di doppiatori (almeno quelli made in USA) di alto livello.

Jake T. Austin, Loretta Devine, Steve Buscemi e Liam Neeson sono solo alcune delle voci che si prestano a raccontare la storia di Khumba, una giovane Zebra nata con le strisce solo nella parte anteriore del corpo, e per questo emarginata dal branco. Quando deciderà di scappare dalla comunità alla ricerca di una fonte leggendaria che gli dovrebbe restituire le strisce, incontrerà una serie di animali particolari come lui.

Inutile dire che sono proprio gli animali i grandi protagonisti del film. Personaggi ben costruiti, destinati a rimenere nella memoria dello spettatore, a partire da Mama V (Loretta Devine), una femmina molto protettiva di gnu, e Bradley (Richard E. Grant), lo struzzo “artista”, forse il più divertente della pellicola, che quando viene colpito da una freccia di sonnifero dagli umani si esibisce in una geniale “morte del cigno” con tanto di musica e passi di danza.

Ma i riusciti espedienti comici sono numerosi, così come i riferimenti alla cultura del luogo, uno fra tutti, un gruppo di eccentriche antilopi che per sfondare una recinzione usa la mischia del rugby, sport nazionale sudafricano.

La presenza umana nel film è quasi del tutto assente, e nelle brevi parti in cui la vediamo è rappresentata in maniera negativa. Arrivano con le jeep da safari, dietro enormi macchine fotografiche, pronti a rubare uno scatto agli animali costretti in un ambiente creato artificialmente.

Khumba affronta un viaggio coraggioso e solitario contro i pregiudizi, arrivando a combattere contro il temuto leopardo Pango (Liam Neeson), ma sopratutto arrivando ad accettare la sua diversità come qualcosa di positivo. Questo lo scopo finale del film, quello di indirizzare i più piccoli verso la tolleranza delle altrui e proprie differenze. “Morale” prevedibile forse, ma comunque presentata attraverso una sceneggiatura ben scritta, capace di non annoiare anche il pubblico dei più grandi.

In definitiva, un film piacevole e benfatto e se questo è il futuro dell’animazione sudafricana, attenzione Pixar!

Gioia Abbattista

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