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Italians – Recensione

Per la regia di Giovanni Veronesi, una commedia su vizi e virtù dell’italiano all’estero

Regia: Giovanni Veronesi – Cast: Carlo Verdone, Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino, Remo Girone, Ottaviano Blitch, Makram Khoury, Elena Presti, Ksenia Rappoport, Dario Bandiera – Genere: Commedia, colore, 116 minuti – Produzione: Italia, 2008 – Distribuzione: Filmauro – Data di uscita: 23 gennaio 2009.

italiansGiovanni Veronesi firma un’altra commedia all’italiana, dopo i precedenti campioni d’incassi “Manuale d’amore” (2005) e “Manuale d’amore 2 (Capitoli successivi)” (2007). Il titolo “Italians” è stata una gentile concessione di Beppe Servegnini e del “Corriere della Sera”, il quale possiede una rubrica sul giornale con lo stesso titolo.

Prodotto dai sempre verdi Aurelio e Luigi De Laurentis, il film, sceneggiato dallo stesso Veronesi con la collaborazione di Andrea Agnello e Ugo Chiti, utilizza ancora una volta la formula degli episodi. Nel primo Fortunato (Sergio Castellitto) è un camionista, disincantato e un po’ cialtrone, che da molti anni trasporta Ferrari rubate negli Emirati Arabi per conto di una ditta romana. Quello che sta per compiere è il suo ultimo viaggio, passerà il testimone al giovane Marcello (Riccardo Scamarcio).

Insieme attraversano l’Arabia Saudita su di un camion in cui sono stipate le lussuosissime auto. Tra esilaranti avventure e surreali posti di blocco, tra loro nasce una vera e propria amicizia. Nel secondo episodio Giulio (Carlo Verdone) è un dentista che ha da poco passato la cinquantina, possiede un bell’attico che affaccia sui tetti di Roma, ma ha un matrimonio fallito alle spalle che lo ha fatto sprofondare nella depressione più nera. E’ imminente un importante convegno a San Pietroburgo, al quale però Giulio non ha più voglia di presenziare, ma il suo collega e amico lo mette in contatto con Vito Calzone (Dario Bandiera), improbabile e buffo organizzatore on-line di viaggi a sfondo sessuale.

Lo stimato dentista finirà con l’essere trascinato in festini a sfondo sadomaso in ville di noti criminali russi, e si troverà addirittura coinvolto in una sparatoria da gangster-movie. “Gli italiani sono quelli che suonano di più al metal-detector”, così cita il cartellone d’apertura del film, che riprende una considerazione fatta dal “New York Times”. Goffi, ridicoli, estremamente chiassosi… ecco come all’estero ci definiscono.

È una sorta di marchio di fabbrica, che ci portiamo appresso ovunque andiamo. Veronesi non edulcora questa nomea che ci contraddistingue, anzi la esaspera e sottolinea con personaggi come Vito Calzone. Quello che rimane, tuttavia, è il ribaltamento dello stereotipo dell’italiano in trasferta, capace anche e soprattutto di gesti di infinita generosità. La lavorazione del film è stata lunga e tortuosa, a partire dall’impossibilità di girare a Dubai e alle difficoltà logistiche di San Pietroburgo.

Le due location ci accompagnano nella scoperta di mondi e culture profondamente diverse. I ricorrenti movimenti di macchina, rendono l’immagine in continuo divenire, a sottolineare il viaggio che i personaggi intraprendono, e dal quale inevitabilmente escono intimamente cambiati. I deserti dell’Arabia, carichi di antiche tradizioni profondamente radicate nel tessuto sociale, e lo straordinario patrimonio culturale della Russia, non nascondono però i disagi che in qualche modo ne deturpano la bellezza. Come deturpato è il viso, nascosto dietro un velo, della ragazza araba sfigurata dall’acido, o i corpi delle giovani prostitute russe.

Questo vedono i protagonisti nei loro viaggi, ma da buoni italiani che si rispettino, carichi di passionalità, non possono restare indifferenti, e la meta che sembrava scontata assume forme del tutto diverse.

Serena Guidoni

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