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Invasion – Recensione

Una versione poco riuscita del romanzo di fantascienza di Jack Finney

Regia: Oliver Hirschbiegel – Cast: Nicole Kidman, Daniel Craig, Jeremy Northam, Jeffrey Wright, Jackson Bond, Celia Weston, Malin Akerman, Veronica Cartwright, Josef Sommer, Roger Rees, Eric Benjamin, Susan Floyd, Stephanie Berry – Genere: Thriller, colore, 94 minuti – Produzione: USA, 2007 – Distribuzione: Warner Bros. Italia – Data di uscita: 12 ottobre 2007.

invasionCarol e Ben devono salvare se stessi e soprattutto il loro amato figlio dal contagio degli ultracorpi alieni. Per questo combatteranno contro tutto e tutti con una determinazione eroica. Questa la base da cui parte “Invasion”, del regista tedesco Oliver Hirschbiegel che, dopo averci conquistato nel 2004 con “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler”, dirigendo un bravissimo Bruno Ganz, ci propone una sua versione, alquanto discutibile, del famoso romanzo di Jack Finney del 1955, che già ispirò Don Siegel (1956) e Philip Kaufman (1978).

Interpreti di questa nuova pellicola: Nicole Kidman, nei panni della madre amorevole che, come in “The Others” (2001), deve proteggere la prole dal pericolo imminente, e Daniel Craig, novello James Bond, reduce dalla fatica di “Casino Royale”. In tutti gli adattamenti della storia l’alieno (in questo caso un virus pericoloso la cui composizione clona le cellule del DNA e si contagia attraverso il sonno) rappresenta la minaccia estrema all’interno di una società politicamente e socialmente già minata (negli anni ’50 per i rischi che comportava il diffondersi del comunismo, nel 1978 per i disastri causati dalla guerra in Vietnam, nel 2007 per l’Iraq).

Non mancano infatti i riferimenti alle problematiche dei tempi in cui è ambientata la storia; ma, invece di compiere un’operazione critica, come spesso il genere in questione riesce a fare, “Invasion” si ferma in superficie, facendo scadere, in alcuni momenti, involontariamente la narrazione nel faceto. È assolutamente assente l’approfondimento psicologico dei vari personaggi, perfino di Carol dalle cui azioni sembra dipendere l’intera evoluzione della vicenda.

L’assenza di emozioni dei contagiati, mezzo attraverso cui è possibile riconoscerli, sembra infine colpire anche lo spettatore per un film, che punta soprattutto sul successo e sul fascino dei due interpreti principali, con un lieto fine assolutamente sconcertante.

Tiziano Filipponi

 

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