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Inside Job – Recensione

Un cinico reportage sulle causa della crisi mondiale: un attacco ai colossi del mercato, ma soprattutto al governo americano

Regia: Charles Ferguson – Cast: Matt Damon – Genere: Documentario, colore, 120 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: Sony Pictures – Data di uscita: 18 marzo 2011.

insidejobA distanza di venti anni, Oliver Stone ha riportato sui grandi schermi lo squalo della finanza Gordon Gekko alias Michael Douglas. Bene, miei cari signori, è un angelo al confronto dei veri boss del grande capitalismo mondiale. Questo è in buona sostanza il messaggio del film/documentario “Inside Job” di Charles Ferguson presentato al Festival del Film di Roma 2010 Fuori Concorso per la sezione “L’altro cinema-Extra”.

La grande crisi che ci affligge ha origini lontane e non è stato un incidente. Era tutto scritto, nero su bianco, nei rapporti della Federal Reserve, nei bilanci taroccati della Citigroup e della Merrill Lynch… e via dicendo. Com’è noto, tutto comincia apparentemente con il collasso del 2008 dei colossi Usa Bear Stearns e Lehman Brothers. I suoi dipendenti riempiono gli scatoloni con i loro oggetti. Ma è solo l’inizio. Come le pedine del domino, cadono tutti i pezzi, uno dopo l’altro… e nessuno dei responsabili paga.

Anzi, tutti i CEO delle varie aziende prendono delle liquidazioni pazzesche mentre chi, in precedenza, aveva sottoscritto i mutui, è costretto a vendere le case, che in realtà non si sarebbe potuto permettere. E sono loro, o meglio noi tutti, le vittime di tutto questo sistema infernale. Non ci sono attori o, meglio, ci sono i veri protagonisti di questo gioco al massacro, anche se molti non si sono voluti fare intervistare.

Tra i primi, Alan Greenspan presidente della Fed scelto da Reagan e poi confermato da Bush Senior, Clinton e Bush Junior. Ma ha dato forfait anche il nuovo presidente Fed, Larry Summers, attualmente Direttore del Consiglio Economico di Obama e non solo lui della nuova amministrazione, che a quanto pare non è poi migliore di quella vecchia. È chiaro che il regista conosca molto bene la materia che tratta, visto che per 133 milioni di dollari ha venduto una sua invenzione a Bill Gates dopo una laurea in scienze politiche al MIT.

Del resto, l’espressione “inside job” indica un crimine commesso da chi ha le mani in pasta. E le hanno veramente tutti, anche e, purtroppo, i prestigiosi accademici molto ben pagati per nascondere la verità nei loro studi. E poi di chi è la colpa? Non dei vari CEO, che per loro stessa ammissione hanno peccato di avidità, ma del governo che non ha regolato le loro speculazioni dall’inizio degli anni ’80 con i primi prodotti “derivati” della finanza.

Certo, figurano anche i buoni: qualche economista aveva messo tutti sull’avviso che il sistema stava per collassare, ma ha avuto la stessa attenzione della povera Cassandra. Il film di Ferguson non è sicuramente per tutti, ma bisognerebbe guardarlo almeno per capire in che vortice siamo, senza contare che è molto ben fatto, visivamente parlando. Alla fine della pellicola si esce dalla sala convinti che l’unica possibilità per avere un mondo migliore sia probabilmente di ridurre i consumi e, perché no, di tenere gli occhi un po’ più aperti su ciò che ci succede intorno.

Ivana Faranda

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