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In Time – Recensione

Sci-fi adrenalinico quello di Niccol, che tenta di fondere nella sua pellicola il thriller fantascientifico con l’analisi del malessere sociale dei nostri tempi

Regia: Andrew Niccol – Cast: Justin Timberlake, Amanda Seyfried, Olivia Wilde, Alex Pettyfer, Johnny Galecki, Matthew Bomer, Vincent Kartheiser, Rachel Roberts, Cillian Murphy, Yaya DaCosta, Toby Hemingway, Ethan Peck, Elena Satine, Bella Heathcote, DeVaughn Nixon, Collins Pennie, Melissa Ordway, Aaron Perilo, Jessica Parker Kennedy, Emma Fitzpatrick, Korrina Rico, Christoph Sanders, Trever O’Brien – Genere: Thriller, colore,  109 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 17 febbraio 2012.

intimeLo script di questo film si basa sulla possibilità, in un prossimo futuro, di fermare la propria età a venticinque anni, opportunità non realizzabile però da tutti, poiché per poter vivere si deve pagare una sorta di tassa, che non tutti possono permettersi.

Così, quella che all’apparenza è la strada per l’immortalità, si tramuta, per molti, in una paradossale prematura dipartita.

Il protagonista, impersonato da Justin Timberlake, rappresenta l’anomalia, l’anello impazzito, in quanto si ribella a un futuro prestabilito, dove ogni giorno di vita si paga a caro prezzo, portando alla destabilizzazione del sistema.

Andrew Niccol, più convincente come sceneggiatore (“The Truman Show”) che non come regista, realizza un film dalle tante ambizioni che non riesce però mai a decollare. Il futuro diviso tra “mortali” e “non mortali” vuol essere metafora del divario sociale che accompagna i nostri tempi, in cui per chi ha poco la sopravvivenza è sempre più difficile. Ma nonostante la buona volontà la pellicola appare come un’immagine sbiadita di ciò che sarebbe potuta essere, dove thriller e analisi sociologica non si sposano mai, se non banalmente, riportando alla memoria film ben più riusciti sul tema, sempre in ambito sci-fi, come “Gattaca”.

In quest’ultimo la divisione era tra “abili” e “non abili”, in un mondo ossessionato dalla perfezione, e la coppia di interpreti formata da Ethan Hawke e Uma Turman (innamoratisi sul set e poi convolati a nozze) era molto più convincente di quella di “In Time”, dove, accanto ad un Justin Timberlake che dimostra comunque una certa attitudine attoriale, c’è un’ Amanda Seyfried della quale non si può dirsi altrettanto.

Peccato, perché l’incipit era promettente.

Maria Grazia Bosu

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