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Turning Tide – Recensione

Christophe Offenstein realizza una pellicola delicata e originale sulla solitudine e sul valore del rapporto umano

(En Solitaire) Regia: Christophe Offenstein – Cast: Guillaume Canet, François Cluzet, Jean-Paul Rouve, Arly Jover, Karine Vanasse – Genere: Drammatico, colore, 96 minuti – Produzione: Francia, 2013 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 21 novembre 2013.

ensolitaireUna regata, una barca e la voglia di vincere: ecco gli ingredienti principali da cui parte “Turning Tide”, storia di un uomo e un ragazzino che si ritrovano a fare insieme il giro del mondo.

Christophe Offenstein ci trascina in un percorso che non corrisponde solo al tragitto fisico della regata. La gara diventa il simbolo della solitudine, l’emblema della vita e delle decisioni che spesso dobbiamo prendere per definire ciò che siamo.

Il protagonista Yann Kermadec vuole partire, solo, per raggiungere il traguardo e la vittoria, ma i suoi piani sembrano andare in fumo quando scopre a bardo un ospite clandestino, il sedicenne Mano Ixa in fuga verso la Francia. È da questo incontro che il tragitto smette di essere la corsa ostinata di una persona sola e diventa un cammino alla scoperta dell’altro.

La barca a vela, ‘dimora’ di un marinaio solitario, si trasforma nel corso della pellicola in un’ancora di salvataggio per Mag, cappottatasi con la sua barca e poi per il giovane adolescente Mano. Yann mette da parte la voglia di liberarsi del ragazzo per vincere e si lascia andare, a poco a poco, a un rapporto che diventa quasi quello di un padre con un figlio.

La riscoperta dei legami umani, dell’affetto, della solidarietà balzano con forza sullo schermo. Quello che conta non è l’azione (del resto di cose ne succedono davvero poche), è l’uomo con le sue paure e le sue idee, è l’essere umano capace di andare oltre la superficie delle cose. Offenstein lascia spazio ai volti e ai personaggi ripresi da vicino a tal punto da far sentire lo spettatore un terzo passeggero della barca a vela. La macchina da presa ci trascina sullo stesso piano dei protagonisti, quasi a farci compiere con loro questo viaggio nei meandri della solitudine. Unico paesaggio a fare da sfondo è il mare che, a volte calmo a volte in tempesta, diviene l’emblema dell’esistenza.

E come il mare, la pellicola scorre veloce non sempre accompagnata da una colonna sonora calzante. Capita, in alcune scene, che la musica non renda giustizia alle immagini. Quello che ne viene fuori, comunque, è una pellicola delicata e originale che ci invita a riflettere sulla solitudine e su quanto, in realtà, il successo più grande non sia quello di una vittoria estemporanea e superficiale ma la possibilità di condividere il viaggio con gli altri.

Valeria Gaetano

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