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Immaturi – Recensione

Con “Immaturi” Paolo Genovese realizza una commedia corale con un cast di bravi attori, che per un destino gramo devono ripetere l’esame di maturità. Se ne vedranno delle belle, tra libri, grande amicizia, e vecchi dissapori

Regia: Paolo Genovese – Cast: Raoul Bova, Ricky Memphis, Luca Bizzarri, Barbara Bobulova, Paolo Kessisoglu, Ambra Angiolini – Genere: Commedia, colore, 108 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione Medusa – Data di uscita: 21 gennaio 2011.

ImmaturiDopo anni di scrittura e regia a quattro mani con Luca Miniero Paolo Genovese porta al cinema una pellicola da lui scritta e diretta: “Immaturi”.

Lo spunto narrativo è quello che vede un gruppo di baldi quarantenni costretti a ripetere l’esame di maturità per un problema burocratico. Dover rifare il tanto odiato esame, che ha popolato gli incubi dei protagonisti e non solo, è l’occasione per ritrovarsi.

Il regista ha precisato che durante la realizzazione del film il suo intento non era quello di fare una pellicola generazionale sui quarantenni, particolarmente in voga negli ultimi tempi, quanto di mostrare degli spaccati di vita attraverso i quali divertire lo spettatore. Eppure, nonostante il distinguo di Genovese, la storia appare proprio incentrata su vicende generazionali, non tanto sull’immaturità, quanto sulla difficoltà da parte dei trenta-quarantenni di riconoscersi in un ideale comune, che li renda più forti umanamente.

Il racconto scorre veloce e diverte; il personaggio interpretato da Memphis, Lorenzo, facente parte di quella categoria di figli che sta bene solo con ‘mammà’, è particolarmente spassoso, così come quello di Luigi, suo padre, interpretato da Mattioli. Singolare che nell’era di Facebook un gruppo di amici si sia perso completamente di vista, ritrovandosi dopo tanti anni, con un mare di cose da raccontarsi. Un abbraccio, una risata, un week-end assieme, non potranno mai essere sostituiti da un post in rete.

Magari il film non tratta vicende troppo originali, ma rimane comunque godibile nel suo complesso: i dialoghi sono divertenti, il cast mostra particolare empatia, e poi, in fondo in fondo, nello spettatore c’è anche un po’ di sano godimento nel vedere questi poveri sfortunati ripiombare in uno dei peggiori incubi degli studenti di ogni età.

Una nota su Ambra Angiolini, lontana anni luce dalla ragazzina con l’auricolare, dimostrazione che il successo precoce non necessariamente sgretola l’artista, soprattutto se crescendo si ha l’umiltà di affrontare un percorso formativo professionale dove non c’è più spazio per suggerimenti in cuffia.

Maria Grazia Bosu

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