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Il venditore di medicine – Recensione

Il regista Antonio Morabito dirige Claudio Santamaria nel ruolo di un informatore medico immerso in un sistema dove il disinteresse sociale e i bisogni indotti scavalcano la soglia della morale

Regia: Antonio Morabito – Cast: Claudio Santamaria, Evita Ciri, Ignazio Oliva, Isabella Ferrari, Giorgio Gobbi – Genere: Drammatico, colore, 103 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Distribuzione: Cinecittà Luce – Data di uscita: 30 Aprile 2014.

venditoreAntonio Morabito presenta fuori concorso al Festival del Film di Roma il suo nuovo lavoro, “Il venditore di medicine”, portando sul grande schermo un’importante quanto attuale disagio sociale: il comparaggio. Si tratta dell’accordo illecito tra industrie farmaceutiche e medici, farmacisti, che prevede la prescrizione di determinati farmaci in cambio di ‘regali’ di vario genere.

Il film denuncia di Morabito esplora, dunque, l’ambiente della Farmaceutica presentando una realtà meschina in cui il disinteresse sociale impera incontrastato. Al centro della storia c’è la figura di Bruno (Claudio Santamaria), un informatore medico per conto di una grossa azienda farmaceutica, la Zafer. Il suo lavoro consiste sostanzialmente nel comprare il favore dei medici, convincendoli a prescrivere i propri farmaci a tutti i costi. Sono pochi quelli che si rifiutano di giocare, mentre molti non si sottraggono affatto.

In questo mare di squali, Bruno non è che una piccola pedina, l’ultimo anello nella catena di una pratica, quella del comparaggio, che, insieme a case farmaceutiche disposte a tutto, vede coinvolta una fitta rete di medici e farmacisti conniventi.

Il personaggio di Bruno è dunque una figura familiare, uno di quegli omini vestiti di tutto punto e con la valigetta in mano che spesso si vedono nelle sale d’attesa dei medici. È una figura vicina alla nostra quotidianità e alla normalità, eppure, al tempo stesso, emblema, nel suo piccolo, della classe dirigente per cui lavora e del mondo ipocrita e mostruoso che lo circonda. Egli ne esprime le caratteristiche, quali la corruzione, l’ansia, i privilegi, l’impunità e le contraddizioni.

Quella che conduce è una doppia vita a tutti gli effetti: sul lavoro è colui che corrompe, un uomo privo di coscienza e senza scrupoli; a casa un uomo decoroso, fiero del proprio lavoro ‘onesto’. Le cose si complicano, però, quando, spinto dalla necessità di mantenere il proprio posto di lavoro e i propri agi, il suo lato oscuro e negativo prende il sopravvento anche nella vita privata. Bruno supera quella linea di confine tra lavoro e casa che fino a quel momento gli aveva permesso di mantenere un certo equilibrio interiore, e finisce per perdere tutto ciò che ha di più caro.

Attraverso questa figura emblematica, carnefice ma vittima allo stesso tempo, il regista delinea un quadro grigio e sconfortante di un universo che non concede alternative, in cui inganno e istinto di sopravvivenza prevalgono su tutto.

Il film, prodotto dalla Classic Srl e dalla Peacock Film, sarà proiettato ufficialmente lunedì 11 novembre all’Auditorium Parco della Musica. Nel cast, insieme a Claudio Santamaria, anche Isabella Ferrari e il giornalista Marco Travaglio.

Francesca L. Sanna

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