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Il potere dei soldi – Recensione

Un film prevedibile sull’ambizione e la sete di potere, che perde l’occasione di sfruttare le doti di due grandi attori come Harrison Ford e Gary Oldman

(Paranoia) Regia: Robert Luketic – Cast: Liam Hemsworth, Harrison Ford, Gary Oldman, Embeth Davidtz, Lucas Till – Genere: Drammatico, colore, 115 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Moviemax – Data di uscita: 12 settembre 2013.

il-potere-dei-soldi-locTutti i mali del 21esimo secolo vengono sviscerati nella pellicola di Robert Luketic “Il potere dei soldi”: il capitalismo sfrenato e cinico, lo strapotere delle aziende high-tech, il fascino esercitato da esse sulle giovani generazioni, private della possibilità della scalata sociale che è stata concessa ai loro genitori, fino ad arrivare alla dilagante corruzione e mancanza di moralità dei grandi magnati dell’industria contemporanea.

La storia che il regista di “21” ha voluto portare sullo schermo è ispirata al romanzo “Paranoia” di Joseph Finder: il giovane Adam Cassidy (Liam Hemsworth) è ambizioso, ma vive in un quartiere umile di New York, con un padre malato che nella vita ha fatto sempre lo stesso lavoro. L’occasione della vita arriva paradossalmente tramite un clamoroso errore del giovane che, messo alle strette dall’azienda per cui lavora e dal suo proprietario, Nicolas Wyatt (Gary Oldman), è costretto ad accettare di infiltrarsi in un’azienda concorrente, la Eikon, dell’acerrimo nemico di Wyatt, Jock Goddard (Harrison Ford). Il ragazzo rimarrà incastrato in una lotta tra i due principali imprenditori del mercato della tecnologia, non senza conseguenze pericolose.

Il film cerca di mostrare la fusione odierna tra la cultura high-tech e quella giovanile, dandone un’immagine stereotipata e prevedibile, pur avvalendosi dello stile registico di Luketic che sicuramente risulta molto fresco, adatto a catturare l’attenzione delle nuove generazioni. Ma questo non basta, perché la sceneggiatura è fiacca, si regge su cliché già sperimentati in passato, a partire da un classico del genere come “Wall Street” (1987): il giovane ambizioso che riesce a farsi strada e rimane affascinato da un mentore (in questo caso due) che si rivelerà cinico, disposto a passare sopra il suo pupillo pur di riuscire nel suo intento. Viene inserita anche una storia d’amore, immancabile, che addolcisce e condisce la trama, senza realmente appassionare lo spettatore. La tematica dell’ipercontrollo degli strumenti tecnologici, della sensazione angosciante di non avere più privacy poteva essere sviluppata in maniera meno convenzionale. Da questo punto di vista, il titolo del libro, conservato nella versione del film in lingua originale, risulta più calzante rispetto a quello scelto in Italia, visto che è la paranoia il sentimento che Adam Cassidy sperimenta, ciò che lo spinge a capire di aver desiderato una vita che non fa per lui.

Data la presenza di due pezzi da novanta come Gary Oldman ed Harrison Ford, forse è stata una scelta azzardata affidare un ruolo così centrale a un attore come Liam Hemsworth che deve migliorare a livello di espressività, potendo di sicuro contare su un aspetto accattivante. Se il film si fosse concentrato di più sulle figure dei due squali, se si fossero approfondite le ragioni e le ambizioni di Wyatt e Goddard, interpretati da attori con maturità ed esperienza, il film ne avrebbe giovato.

Harrison Ford interpreta il magnate apparentemente più rassicurante, con un passato difficile alle spalle e per questo disposto a trovare un successore che ritrovi in lui una figura paterna, mentre Gary Oldman è un uomo perfido e subdolo, rimasto scottato dal rapporto con il suo ex mentore Goddard. Ma il confine tra il bene e il male è molto labile e le due personalità potrebbero sovrapporsi. I momenti più gustosi del film sono proprio i pochi testa a testa tra i due attori.

Irene Armaro

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