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Il passato è una terra straniera – Recensione

Tratto da un giallo di Gianrico Carofiglio, un film poco riuscito sulla crisi esistenziale di un giovane borghese

Regia: Daniele Vicari – Cast: Elio Germano, Michele Riondino, Daniela Poggi, Chiara Caselli, Marco Baliani, Valentina Lodovini, Lorenza Indovina, Maria Jurado, Romina Carrisi – Genere: Drammatico, colore, 120 minuti – Produzione: Italia, 2007 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 31 ottobre 2008.

il-passato-terra-e-una-stranieraDaniele Vicari si cimenta con la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Gianrico Carofiglio, che ha vinto il Premio Bancarella 2005, e ci narra la storia triste e solo apparentemente normale di un ragazzo modello della borghesia barese.

Giorgio (Elio Germano) è il figlio annoiato di una coppia di intellettuali e fa una vita assolutamente normale: la quotidianità si infrange quando incontra Francesco (Michele Rondino), bello, ricco ed elegante, che lo trascina nel baratro del gioco d’azzardo, tra sontuose ville e osterie di provincia nelle quali spoglia di ogni avere chi incontra al tavolo verde. Il rapporto tra i due si fa sempre più intenso, in un crescendo torbido di segreti, amicizia e sesso con donne ricche ed annoiate: Giorgio si osserva cadere e rinascere in una forma nuova e sconosciuta, che teme e ricerca allo stesso tempo.

Vicari racconta così, senza frapporre troppo sentimentalismo o patine, una discesa agli inferi dura e inarrestabile, che sfregia l’età fragile ed innocente della giovinezza del protagonista. Con occhi freddi, talvolta, e a tratti di severo giudice, segue l’inarrestabile caduta che trasporta in un luogo dell’anima fino a quel momento ignoto. L’amicizia di Francesco e Giorgio procede verso un finale sorprendente.

Introspettivo e moralista, Vicari scivola purtroppo in vari cliché dei film sui “ragazzi cattivi”, producendo una sorta di golem di “Gomorra” e “Romanzo criminale”, senza però riuscire a toccarne le vette. La recitazione degli attori è convincente anche se non eccezionale e la macchina da presa si presta a sottolineare gli sguardi e i gesti, e ad aiutarli a dare forma alla depravazione e alla rinascita del protagonista.

Giunti al termine, si comprende la verità: la trama del giallo è solo un pretesto, per raccontare con una psicologia abbastanza semplice i ricordi dell’infanzia. Purtroppo, però, il film risulterà forse poco comprensibile per chi non ha letto il romanzo e si troverà spiazzato di fronte ad alcuni bruschi salti nella trama.

Claudia Resta

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