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Il matrimonio di Lorna – Recensione

Migliore sceneggiatura a Cannes, “Il matrimonio di Lorna” esplora l’universo sociale dei matrimoni celebrati in nome di qualcosa che non è amore, ma può diventarlo

(Le silence de Lorna) Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne – Cast: Jérémie Renier, Arta Dobroshi, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet, Morgan Marinne, Alban Ukaj – Genere: Drammatico, colore, 105 minuti – Produzione: Gran Bretagna, Francia, 2008 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 19 settembre 2008.

ilmatrimoniodilornaPremiato per la migliore sceneggiatura a Cannes, questo film dei fratelli Dardenne si differenzia dai precedenti nel genere, abbracciando il tema del sociale sotto la forma del noir. Anche le riprese si addolciscono, con fluidi movimenti macchina, sempre incentrati sul protagonista, ma non ossessivamente incalzanti sul soggetto. La storia ha come sfondo i cosiddetti matrimoni bianchi, piaga sociale non solo belga (il film si svolge a Liegi), sul quale si intrecciano le disavventure dei personaggi, con protagonista assoluta la dolce Lorna, una ragazza albanese che cerca di realizzare i propri sogni attraverso uno squallido meccanismo che sembra essere per lei l’unica soluzione possibile.

Soverchiata dalle circostanze e dall’ambiente in cui vive, Lorna si adatta a quel mondo di falsità e di lucida freddezza, accettando e portando con se un terribile silenzio: lei sa che Claudy, il “tossico” che ha sposato per ottenere la cittadinanza belga, dovrà morire, ucciso da una overdose provocata prima del divorzio. Il suo fidanzato Sokol ed il malavitoso organizzatore Fabio sono i suoi complici, spinti dal motore dell’avidità, che il duo registico manifesta attraverso una espressione fisica del denaro, spesso inquadrato e al centro dell’azione. Ma il rapporto con Claudy assume una nuova luce quando quest’ultimo decide di smettere di drogarsi e coinvolge emotivamente e fisicamente sua “moglie”, alla quale si appella e si aggrappa cercando una solidarietà umana che non lascia impassibile la nostra protagonista.

L’eredità che viene data a Lorna, quando si denuda spogliandosi della falsità, avviene in un concepimento mistico: Claudy gli inocula la solidarietà, l’umanità, la verità. La manifestazione fisica di questo atto la aggredisce quando è al massimo della felicità e della propria (crudele e falsa) realizzazione. Allora riesce a guardare il mondo con nuovi occhi, a riconoscere chiaramente il vero dal falso, ha voglia di raccontare e condividere l’orrore di cui è stata partecipe e questo la porterà a perdere tutto.

Ma questo tutto ormai è il superfluo, Lorna trova nuova forza e speranza, arrivando ad assaporare l’autenticità della vita pur accettando tutti i rischi che ne conseguono. Da una squallida realtà fatta di gente spietata e meschina, emerge improvvisa l’apertura alla vita, alla verità, all’amore del prossimo.

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