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Ida – Recensione

Ida: una sobria celebrazione della forza della fede

Regia: Pawel Pawlikowski – Cast: Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Joanna Kulig – Genere: Drammatico, colore, 80 minuti – Produzione: Polonia, Danimarca, 2013 – Distribuzione: Parthenos – Data di uscita: 13 marzo 2014.

idaForza d’animo, equilibrio e compostezza sono i carismi di Ida, la protagonista dell’omonimo film di Pawel Pawlikowski. L’incredibile centratura morale di questo personaggio fa sembrare che le tonalità di bianco e nero scelte dal regista per raccontare questa storia dipendano da lei, come anche tutta la quiete che caratterizza la Polonia del secondo dopoguerra, dove si svolge la vicenda.

Ida è una donna molto giovane, è cresciuta in un convento e non sa nulla del mondo della vita; poco prima di prendere i voti scopre di avere una zia ancora in vita della quale decide di fare la conoscenza. Anna, la zia, è una donna che, invece, del mondo ha visto parecchio e decide di accompagnare Ida alla scoperta delle sue origini.

Nipote e zia si trovano a vivere assieme quello che per entrambe sarà il momento decisivo della loro vita; in questo viaggio di ricerca la vita si dà alle donne nei suoi aspetti più divergenti, a partire dai piaceri della carne fino a quei dolori così grandi da compromettere il senso e la consapevolezza dell’universo che ci circonda.

Mentre la zia mondana sembra non reggere più il peso di una realtà che si fa sempre più difficile, il viso innocente e gli occhi profondi di Ida, pur essendo la ragazza priva di qualsiasi esperienza, non fanno una piega, ancorati saldamente nel suo amore per Cristo, che sembra renderla capace di affrontare qualsiasi tipo di crisi e di dolore.

Attraverso il personaggio di Ida, dunque, il regista sembra voler celebrare la forza della fede e delle persone che sono salde in essa; dopo aver conosciuto il bello e il brutto, il facile e il difficile, ma soprattutto il piacevole e lo spiacevole, Ida appare ancora più granitica nel suo saio, dritta sulla sua strada, sicura del suo Dio, lasciandosi alle spalle un mondo di poveri diavoli.

Claudio Di Paola

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