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I toni dell’amore – Love Is Strange – Recensione

Un poetico inno ai misteri dell’amore

(Love is Srange) Regia: Ira Sachs – Cast: John Lithgow, Alfred Molina, Marisa Tomei, Charlie Tahan, Cheyenne Jackson – Genere: Drammatico, colore, 94 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Koch Media – Data di uscita: 20 novembre 2014.

love-is-strangeIn un panorama cinematografico che confeziona quasi esclusivamente prodotti destinati ad una visione di massa, che portano incassi sicuri per le majors ma un inevitabile appiattimento dei contenuti, è difficile trovare racconti che si discostino dallo standard e magari suscitino nello spettatore qualche scossone emotivo.

“Love Is Strange” scossoni ne suscita più d’uno, è un film ‘sentimentale’ come pochi, dove è l’amore il perno delle vicende, il motore che anima la vita dei protagonisti, ed è un amore vero, non da soap opera o da commedia rosa: qui si racconta la vita reale.

Ira Sachs, che ha scritto e diretto il film, ci catapulta immediatamente nella vita di Ben e George che, grazie alle nuove leggi dello stato di New York, stanno suggellando il loro rapporto quarantennale col matrimonio, momento che condividono con gli affetti più cari. Ma di lì a poco dovranno condividere con questi ultimi anche le tristi conseguenze della loro scelta: George, direttore da svariati anni del coro di una scuola cattolica, perde il proprio lavoro, senza il quale la coppia non può più pagare il mutuo dell’appartamento nel quale vivono, nel quartiere di Chelsea. I due, non più giovanotti, si ritrovano così a cercar casa, e ad accettare l’amorevole aiuto dei propri cari.

Ma Sachs non si limita a raccontare l’amore e le traversie di Ben e George, anzi, la loro storia permette al regista di sondare nel profondo le vite di amici e parenti della coppia, le cui dinamiche relazionali permettono al regista di indagare sulle diverse sfaccettature emozionali proprie della natura umana, e poter così mostrare tutti i toni dell’amore, quello onesto, profondo, che non fa distinzione di sesso o di età. L’amore adolescenziale, carico di ottimismo, quello maturo ma in difficoltà, quello senile, ma non per questo senza progetti.

Così sullo schermo scorrono le vite dei protagonisti, tutti ben definiti, anche quelli minori, a volte basta una sola battuta a caratterizzare con precisione un personaggio.

È necessario precisare che questo non è un film sui gay, la natura omosessuale del rapporto che lega Ben e George è solamente un dettaglio in seno a tutte le vicende, e potremmo anche dimenticarcene, non fosse per il fatto che ci da modo di riflettere sull’ipocrisia umana, ancora più insopportabile se proviene da ambienti che predicano diversamente come la scuola in cui lavorava George: l’uomo, fra l’altro cattolico, non aveva mai nascosto il suo legame con Ben, e stava bene a tutti, ma perché sposarsi? A quanto pare il problema non era di principio ma di forma.

Il regista mostra una grande delicatezza in tutto il film, muovendo la macchina da presa con pudore, senza mai invadere le vite che mostra, ma un encomio speciale va ai due attori protagonisti, Alfred Molina/George e John Lithgow/Ben, mai sopra le righe, sempre credibili, sinceri. Grazie alle loro superbe interpretazioni lo spettatore entra immediatamente in empatia coi personaggi e ne comprende profondamente il disagio.

Il film di Ira Sachs, che ha giustamente ottenuto grandi consensi in numerosi festival, tra cui Berlino e Toronto, è un inno ai misteri dell’amore, e per una volta il titolo italiano non snatura l’essenza della pellicola.

Maria Grazia Bosu

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