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I Am Not Him – Recensione

Il regista turco Tayfun Pirselimoglu porta sullo schermo un film lento e quasi del tutto privo di dialogo, trascinando il lettore in una storia di solitudine

(Ben o Degilim) Regia: Tayfun Pirselimoglu – Cast: Ercan Kesal, Maryam Zaree – Genere: Drammatico, colore, 125 minuti – Produzione: Turchia, Grecia, Germania, Francia, 2013.

Lascia interdetti il primo film In Concorso del Festival internazionale del Film di Roma 2013.

Passato in prima mondiale, “I Am Not Him” del regista turco Tayfun Pirselimoglu, è a dir poco cupo e duro.

Ne sono protagonisti due proletari che lavorano in una mensa di un ospedale. Lei, sposata con un uomo in carcere, tira l’altro nella sua vita. Nihat e Ayse diventano molto velocemente una coppia di fatto, che passano le serate sul sofà marrone della casa di le. Sembrerebbe una storia su due solitudini che s’incontrano. E lo è, finché il protagonista maschile si convince di essere lui il marito della donna.

Il regista porta lo spettatore in un mondo grigio, senza colori ed emozioni. I due comunicano con pochissime parole: la sceneggiatura è composta in tutto da 140 caratteri.

Ma la chiave di lettura della storia è fredda, la narrazione lentissima, al limite dell’insopportabile. Anche le inquadrature fisse, scelta senz’altro voluta, non aiutano il regista nella narrazione della storia. Due i piani: Il primo è quello della durezza della vita, stile fratelli Dardenne; il secondo è quello dell’identità dell’individuo. Chi siamo e chi vogliamo essere? Una risposta parziale viene data, ma non riesce a toccare il cuore.

Davanti a opere così, ci si chiede perché la dicotomia tra film commerciali e d’autore sia così evidente. Non conosciamo la risposta. Ma quel che resta è un gioco sadico pensato per lo spettatore che ama il cosiddetto “film da festival”.

Probabilmente “I Am Not Him” piacerà a molti, e sarà odiato da molti altri. Ma alla fine, sembra solo un vuoto esercizio di stile, che si può tranquillamente bypassare.

Ivana Faranda

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