Eco Del Cinema

I 400 colpi – Recensione

Truffaut racconta l’infanzia negata nel suo film d’esordio

(Les 400 coups) Regia: François Truffaut – Cast: Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier, Patrick Auffay, Georges Flamant, Jeanne Moreau, Jean-Claude Brialy, Jacques Demy, François Truffaut, Guy Decomble, Daniel Couturier, François Nocher – Genere: Drammatico, b/n, 93 minuti – Produzione: Francia, 1959.

400-colpiPresentato al 12° Festival di Cannes e vincitore del premio per la Miglior Regia, “I 400 colpi” segue le vicende dell’infanzia di Antoine Doinel, interpretato da quello che diverrà l’attore feticcio di Truffaut, Jean-Pierre Léaud, e sorta di alter ego del regista, presente anche in altri suoi lavori nelle varie fasi della sua vita.

Lungometraggio d’esordio, “I 400 colpi”, dedicato ad André Bazin, morto la sera del giorno in cui iniziarono le riprese, oltre a essere un film autobiografico è un’opera che racconta in modo lineare e asciutto la storia di una giovinezza negata non solo dalla famiglia, ma anche dalle istituzioni e dalla società.

Il titolo, tradotto letteralmente, ma depauperato del suo reale significato (che sarebbe il corrispettivo del nostro “fare il diavolo a quattro”), sottolinea il moto di ribellione del protagonista, circondato dall’egoismo collettivo e senza alcun adulto che possa costituire un punto di riferimento, a un destino privo di affetti e di possibilità di affermazione.

Nessun personaggio che circonda l’eroe ha infatti una connotazione positiva e l’unico ad accompagnarlo nel suo itinerante percorso è l’amico coetaneo, che come lui va a zonzo per le strade di Parigi e sembra strizzare l’occhio a tanti personaggi del nostro neorealismo, al quale Truffaut sembra richiamarsi.

Una storia dura e al contempo capace di smuovere le corde del cuore che tuttavia, nel finale aperto, lascia sperare a una possibilità di salvezza per chi come Antoine è avvolto dalla solitudine.

 

Isabella Gasparutti

Articoli correlati

Condividi