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Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente – la recensione del nuovo capitolo della saga

Hunger Games, la saga cinematografica basata sui romanzi distopici della scrittrice di Suzanne Collins, torna al cinema dopo 5 anni dall’ultimo film con La Ballata dell’usignolo e del serpente. Un nuovo capitolo che non è un sequel ma, bensì, un prequel basato sul villain della storia: il presidente Coriolanus Snow. Anche in questo caso, il romanzo è stato pubblicato dall’autrice nel 2020 e, dopo ben tre anni, ha visto finalmente il suo adattamento sul grande schermo. Ma sarà riuscito a mantenere le aspettative, dopo il fallimento del precedente film?

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Indice

Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente: la trama

Protagonista della storia è il giovane Coriolanus Snow, prima che diventasse il conosciuto tiranno di Panem. La città, versione distopica del mondo moderno, è divisa in distretti ed è completamente sotto il controllo della capitale. Quando lo conosciamo, Snow è un giovane figlio di una famiglia ormai decaduta ed è determinato a riprendersi il posto che gli spetta. Per farlo, tuttavia, ha bisogno di ottenere il favore del capo – stratega Dr. Volumnia Gaul, come può farlo? Per i decimi Hunger Games, Snow è il mentore che ha il compito di risollevare l’interesse degli spettatori per i giochi. Ma come farlo? Facile: facendo entrare gli spettatori a contatto con i tributi, facendoglieli conoscere e facendoli affezionare a loro. Così, il giovane e intraprendente Snow deciderà di sfruttare la sua allieva: Lucy Gray Baird, tributo dal Distretto 12.

Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente: la recensione

Se fino ad adesso avete visto sul grande schermo dei capitoli della saga che continuavano la storia del primo capitolo, ora preparatevi a tornare indietro, molto indietro, rispetto alle vicende che hanno visto protagonista Katniss Everdeen e Peeta, e arrivare invece ai tempi in cui Snow non era che un giovane rampollo in cerca di gloria. Colui che nei quattro film che vedono protagonista Jennifer Lawrence è stato dipinto come un tiranno, che non esita a sacrificare giovani per dei semplici giochi di sopravvivenza, ora viene sviscerato nel profondo per risalare alla causa del tutto. Cosa lo ha reso un tiranno? Cosa lo ha fatto cambiare dal giovane ragazzo che era un tempo?

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Come anche i film precedenti, questo nuovo capitolo di Hunger Games ha come obbiettivo quello di allargare gli orizzonti della saga e avere ancora una volta il pretesto per attirare i vecchi fan della saga al cinema. Una mossa che è stata fatta anche da altre saghe come Star Wars o Harry Potter e di cui non possiamo meravigliarci ma di cui, tuttavia, non siamo rimasti poi così delusi.

La versione più giovane di Snow si presenta ancora umana, distante dalla figura vista in Hunger Games. La sua trasformazione in un assassino senza scrupoli non è semplicemente giustificata dall’ambizione o dalla vendetta familiare, ma emerge dalla comprensione che i meccanismi dei giochi sono riflesso della società di Panem. Quest’ultimi, infatti, non sono solo strumenti di punizione, ma regolano profondamente la vita nei Distretti, andando ad influire sul pensiero e sul modo di agire di ogni individuo che si trova intrappolato in questo meccanismo.

Un prequel che ci mostra un presidente Snow totalmente diverso nei principi e nella morale

Impossibili da non notare sono le cose che Lucy Gray Baird ha in comune con Katniss Everdeen, ma, tuttavia, questi due personaggi rimangono ben divisi tra di loro. Le musiche e le inquadrature sottolineano spesso quanto questo personaggio sia amareggiato, combattivo e feroce contro questo sistema.

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A dirigere il tutto c’è Francis Lawrence e lo fa con assoluta consapevolezza e maestria. Il film, infatti, riesce perfettamente a cogliere nel segno di quel che era il suo obbiettivo: creare un sequel degno di essere visto che potesse davvero aggiungere qualcosa all’universo narrativo. Dopo l’insuccesso del film precedente ci saremmo aspettati di rimanere, nuovamente, delusi. E invece no. L’inquadratura, le musiche, le scenografie e gli oggetti di scena: tutto è perfettamente ricercato e plasmato sul genere distopico e retrofuturistico.

Giudizio e Conclusioni

Insomma, possiamo assolutamente affermare di essere rimasti soddisfatti da questo nuovo capitolo della saga di Hunger Games. La Ballata dell’usignolo e del Serpente è un prequel che ha tutte le carte in regola per essere tale e, soprattutto, non lascia delusi i propri spettatori. Il cast, le musiche, le inquadrature e i dialoghi riescono a far immergere lo spettatore in un mondo distopico e ben diverso, regalandoci quelle emozioni che avevamo perso dai primi film di Hunger Games.

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