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Hunger Games – Il canto della rivolta – Parte I – Recensione

Un capitolo più lento e più pensato retto tutto sulla travolgente interpretazione di Jennifer Lawrence

(The Hunger Games: Mockingjay – Part 1) Regia: Francis Lawrence – Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Julianne Moore, Natalie Dormer, Lily Rabe – Genere: Avventura, colore, 123 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 20 novembre 2014.

Hunger-games-canto-rivolta-parte-1Lo sentite? È il canto della ghiandaia imitatrice, il canto della rivolta dei distretti piegati da Capitol City, il segno del cambio di rotta che ci si appresta a vedere nella saga di “Hunger Games”. Quando l’avevamo lasciata, Katniss Everdeen era ‘la ragazza di fuoco’, la stella degli Hunger Games; oggi, invece, liberatasi di tutte le vesti appariscenti e del trucco magnetico, è la ghiandaia imitatrice, il simbolo della rivoluzione in corso. Un salto enorme che Jennifer Lawrence compie con naturalezza e con cui trascina dietro l’intera saga di cui è protagonista.

Se i primi due film, infatti, pur avendo già delineato un personaggio principale molto profondo, si concentravano principalmente sulle scene d’azione; con “Il canto della rivolta – Parte I” tutto cambia. Katniss è, più che mai, una ragazza fragile, sconvolta dalla violenza che vede intorno a sé, dilaniata dai sensi di colpa, tormentata dagli incubi, dalle ansie e dal suo profondo senso della giustizia. Katniss è un personaggio umano, il cui coraggio non le impedisce di costruirsi un mondo di paure e ombre che alle volte la paralizza. Ed è proprio la combinazione di forza e fragilità a piacere al pubblico e a rendere Katniss una vera eccezione nel mondo delle saghe fantasy destinate agli adolescenti.

“Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte I” è per lo più ambientato nei sotterranei dove i sopravvissuti del distretto 13 si rifugiano e organizzano la guerra civile. Lì Katniss ritrova la madre, la sorella e l’amico di infanzia Gale (Liam Hemsworth), ma soffre la lontananza da Peeta (Josh Hutcherson), che è sotto il controllo di Capitol City.

Jennifer Lawrence torna a vestire i panni iconici di Katniss Everdeen e lo fa regalandoci la sua migliore interpretazione dell’eroina nata dalla penna di Suzanne Collins. La sua, questa volta, è una lotta tutta interiore che il pubblico percepisce esclusivamente grazie alla capacità della giovane attrice di mostrare un cambiamento interiore con uno sguardo, un movimento della testa, l’irrigidimento del corpo. Notevoli sono anche Julianne Moore e il compianto Philip Seymour Hoffann, che con questo suo ruolo dà il definitivo addio al cinema.

Certo, pesa indubbiamente la decisione di dividere l’ultimo capitolo letterario in due episodi cinematografici. Questa prima parte de “Il canto della rivolta” viene percepita sin dal principio come un film transitorio, che non prende mai veramente il via. La pellicola è spesso troppo statica e, nonostante tratti tematiche forti e attuali, il pubblico sente la mancanza dei vestiti che prendono fuoco, dei colori sgargianti di Effie, delle battute di Haymitch. Anche questa volta, come nei film precedenti, si riflette su quanto il modo in cui un messaggio viene inviato possa pesare ai fini della comprensione del messaggio stesso: quando Katniss si unisce ai sopravvissuti del distretto 13, la rivoluzione è già in corso, ma soltanto la ragazza in tenuta da combattimento, con il fedele arco in spalla, infiamma gli animi della gente. Eppure, l’operazione di propaganda in cui è coinvolta nel distretto 13 è decisamente più sottotono rispetto a quella a cui aveva partecipato, al fianco di Peeta, in “Hunger Games” e “Hunger Games – La ragazza di fuoco”, a Capitol City.

Oltre all’efficacia inferiore rispetto ai primi due episodi della saga, si aggiunge la consapevolezza nello spettatore che ne “Il canto della rivolta – Parte I” succede poco e niente. E questo ci fa capire che probabilmente il libro sarebbe potuto essere adattato per lo schermo in un’unica pellicola. La decisione di dividere in due parti è sicuramente stata indotta dall’allettante possibilità di doppiare gli incassi al botteghino, ma in favore dei realizzatori di “Hunger Games” è giusto spezzare una lancia in questo senso. Forse per la prima volta, in una saga fantasy per i teenagers, si sceglie di sacrificare l’azione a vantaggio dell’analisi psicologica della protagonista. Non è avvenuto poi tanto nelle due ore di visione, ma sappiamo molto di più di Katniss. E la scelta di spendere del tempo per scoprire un personaggio nel profondo basta per promuovere “Hunger Games – Il canto della rivolta – Parte I”. E per inchinarsi di fronte a Jennifer Lawrence, senza il cui talento, questa scelta sarebbe stata improponibile.

Corinna Spirito

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