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House of Gucci (2021)

Recensione

House of Gucci: il potere nelle sue sfaccettature più deliranti

House of Gucci
Milano 1978: “House of Gucci” di Ridley Scott parte da qui, dalla data scelta dal regista per l’incontro tra Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani, che il 27 marzo del 1995 sarà la mandante proprio dell’omicidio di colui che oltre a essere il “reggente” della famosa casa di moda, era diventato anche suo marito.

Il regista 84enne abbandona il filone cavalleresco per raccontare la chiacchieratissima storia della famiglia Gucci, portata in scena attraverso il punto di vista folle di Patrizia Reggiani, interpretata da una Lady Gaga quasi cannibalesca, che agisce solo in nome del possesso: “il mio Maurizio” come ribadisce per l’intera durata del film.
Tratto dall’omonimo romanzo di Sara Gay Forden, il lungometraggio dalla durata ciclopica (due ore e quaranta§), è un medley che passa dall’elettrizzare lo spettatore, ad immergerlo in una confusione forzata e parossistica, esaltata anche dalla colonna sonora, una playlist dell’assurdo, che ci tuffa negli anni ’80 e spazia da “Ritornerai” di Bruno Luzi alla splendida “Here Comes the Rain Again” con la voce magnetica di Annie Lennox, Ashes to Ashes di David Bowie e i Blondie con “Heart of Glass” tra gli altri.

Una storia dipinta a tinte forti e artificiose, che ci trascina nella stessa atmosfera malsana delle fiction come “Dinasty” e “Dallas”, in cui i vari membri delle famiglie non smettono di tirarsi colpi a tradimento per raggiungere la vetta, ad ogni costo.

Una famiglia al vertice del quadrilatero della moda

House of Gucci recensione

Discutibile la scelta stilistica di far recitare gli attori in inglese con un presunto accento pseudo italiano che assomiglia molto di più ad un accento da mafia russa , risultando anche incomprensibile in quanto accennato solo in alcuni momenti, più a questo punto per una nota di folclore che per demarcare origini familiari, come d’altro canto sarebbe stato corretto.

Giusta invece la decisione di contrastare l’eleganza di Maurizio Gucci/Adam Driver con la preponderanza di Patrizia Reggiani/Lady Gaga, forse anche in questo caso fin troppo demarcata da sembrare una parodia senza freni.
Tante sono le cose incomprensibili, tra cui la decisione di far incontrare Maurizio e Patrizia nel 1978, e non nel 1972 come era avvenuto in realtà, oltre a quella di tralasciare del tutto la seconda figlia Allegra, considerando solo Alessandra come se fosse figlia unica e poi ultimo, ma non ultimo, di far morire Maurizio a via Tagliamento a Roma e non a Milano.

Quindi la ricercatezza quasi maniacale in abiti, pettinature, auto e gioielli esattamente aderenti all’epoca, non corrisponde con l’esattezza storica e personale della vicenda realmente accaduta. Sembra che Scott si sia concentrato più sulle pennellate da dare alla storia e sulla caratterizzazione al limite dei personaggi, come lo zio Aldo o il cugino Paolo, rispettivamente Al Pacino e Jared Leto, che sulla sostanza e sulle dinamiche della storia. Una storia che, per come viene messa in scena, sembra più un racconto da rotocalco che un frammento significativo della moda italiana. Anche nella tavolata sulla neve di ST. Moritz riecheggiano echi di vacanze di natale di vanziniana memoria, una storia di ordinaria follia da tabloid patinati.

É tutto slegato, i personaggi sembrano caricature vuote degli originali, non sembra volutamente essere impostata una linearità cronologica in grado di scandire gli eventi, senza chiare dinamiche familiari in una messa in scena eccessiva.

In “House of Gucci” viene raccontata una dinastia che fa del possesso il marchio di fabbrica, possesso non solo di cose, ma soprattutto di persone. Se è vero che “un elefante non caga nella giugla”, è vero anche che i tempi cambiano e con essi il resto, così Gucci da azienda familiare crede al cambiamento scegliendo l’innovazione con Tom Ford, per poi diventare un’azienda gestita da persone estranee alla “Famiglia” come è ancora oggi, a causa soprattutto di una subdola manipolatrice.

L’omicidio viene visto come atto conclusivo del lento e inesorabile fallimento di una dinastia, icona della moda italiana a livello mondiale, farsa di un tempo che fu, ricordo ancorato a un nome che sembra non avere più senso di esistere, seppur “simbolo di potere”  evidenziato nella pretesa della Reggiani il giorno della condanna in tribunale, di essere chiamata ancora Patrizia Gucci.

“House of Gucci” non ha nulla da insegnare, ma molto da denigrare e sembra concludersi nelle parole di Oriana Fallaci “Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza.”

Chiaretta Migliani Cavina

Trama

  • Regia: Ridley Scott
  • Cast: Lady GaGa, Jared Leto, Al Pacino, Adam Driver, Camille Cottin, Jeremy Irons, Youssef Kerkour
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 158 minuti
  •  USA 2021. – Eagle Pictures uscita giovedì 16 dicembre 2021.

House of Gucci poster “House of Gucci” è un film diretto da Ridley Scott e interpretato da un cast stellare composto – tra gli altri – da Jared Leto, Al Pacino, Adam Driver, Camille Cottin e Jeremy Irons.

House of Gucci: la trama

Milano 1978: da qui parte la storia della famiglia Gucci, e della grande azienda di moda conosciuta in tutto il mondo. La pellicola segue i successi, i momenti difficili e le sofferenze dei Gucci.

Il 27 marzo del 1995 avviene l’omicidio di Maurizio Gucci e l’ex moglie Patrizia Reggiani viene accusata di essere la mandante dell’uccisione.

Adam Driver interpreta il noto imprenditore italiano, all’epoca dei fatti già ex direttore dell’azienda.

Lady Gaga è Patrizia Reggiani, l’ex moglie di Gucci. La donna, che ordinò a un killer di uccidere il marito, fu condannata a 29 anni di carcere, ridotti poi a 26 in appello.

Patrizia Reggiani, chiamata anche “Vedova Nera”, ha tentato il suicidio in prigione ed è tornata in libertà dal 2017 per buona condotta.
Nel cast figurano anche Jared Leto (Paolo Gucci), Al Pacino (Aldo Gucci) e Jeremy Irons.

Trailer

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