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Hotel Transylvania – Recensione

Un cartone animato di qualità che, sotto le risate, nasconde una buona riflessione sull’accettazione del diverso

Regia: Jill Culton – Cast: Adam Sandler, Selena Gomez, Steve Buscemi, Kevin James, David Spade – Genere: Animazione, colore, 90 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Sony Pictures – Data di uscita: 15 novembre 2012.

hoteltransylvaniaSi sa, i mostri da sempre affascinano il cinema: sono stati per lo più sfruttati per terrorizzare gli spettatori, nel corso della storia, ma, ultimamente, l’animazione ha scoperto la loro vena comica.

Già nel 2001 la Pixar con “Monsters & Co.” ci aveva dato una prospettiva diversa creando un’intera civiltà dei mostri, parallela alla nostra e decisamente simpatica; nel 2009 ci aveva poi provato la Dreamworks con il suo “Mostri contro alieni” e, oggi, la Sony Pictures non è da meno.

Dall’esperta matita di Genndy Tartakovsky viene costruito un mondo in cui il terrore degli esseri umani nei confronti dei mostri è reciproco. La storia ha inizio nel 1898 quando il conte Dracula fa costruire l’Hotel Transylvania, un imponente albergo a prova di umano in cui i mostri e le loro famiglie sono liberi di esprimersi e divertirsi senza doversi preoccupare di non dare nell’occhio, di vivere nell’ombra; ma soprattutto un luogo in cui Mavis, la figlioletta del vampiro, possa crescere al sicuro.

Il tempo scorre tranquillo per più di un secolo, ma, ai giorni nostri, Mavis è ormai una teenager con una gran voglia di scoprire il mondo e fare esperienze, mentre suo padre Dracula vorrebbe tenerla per sempre al sicuro nella sua fortezza. L’inaspettato e casuale arrivo di Johnny, ventunenne di razza umana, il giorno del 118° compleanno di Mavis rischia di scombussolare l’intero mondo dei mostri.

“Hotel Transylvania” è una pellicola divertente ed intelligente che porta sullo schermo il tema del razzismo e dell’accettazione del diverso in modo semplice e velato. Dracula odia con tutto il cuore gli umani, eppure sono passati più di 100 anni dal suo ultimo contatto con uno di loro e non ha più idea di come siano: sono ancora crudeli? Sono ancora scostanti? Odiano ancora i mostri? A queste domande, non ha risposte certe, ma le sue ipotesi bastano e avanzano per impedire a sua figlia di vivere. Intendiamoci, non è un padre cattivo, anzi è tenero, affettuoso, iperprotettivo, ma è proprio il suo amore smisurato ad ostacolare la felicità della ragazza. Tartakovsky fa l’occhiolino a tutti i genitori che vorrebbero tenere i figli sempre con sé per non far correre loro pericoli, per evitare che soffrano come loro hanno sofferto, dimenticando talvoltache ognuno deve fare la sua strada: cadere e poi rialzarsi, piangere e ridere, amare e soffrire, perché questa è la vita.

Grazie ad un’animazione accurata e ad una creatività da elogiare, “Hotel Transylvania” fa conoscere agli spettatori un numero smisurato di varietà di mostri: ogni personaggio è di una razza diversa dall’altro e ha delle proprie caratteristiche che lo distinguono e che il pubblico impara subito a riconoscere. Impossibile non affezionarsi ad ognuno di loro dai primi momenti e dispiacersi, quasi sentirsi in colpa, del fatto che gli uomini abbiano fatto loro del male in passato. Capiamo la loro paura e il loro odio e ci rimproveriamo: perché allontanare i mostri o qualsiasi altro essere che sia diverso? In fondo, anche loro si divertono come noi, piangono, ridono e soprattutto amano e l’amore è universale, uguale per tutti, poco importa verso chi sia rivolto, la sua potenza è la stessa.

Sull’onda dei cartoon Disney Pixar al cinema nel 2012, dal ritorno dell’ansiosissimo padre Marlin nella versione 3D di “Alla ricerca di Nemo” all’autoritaria mamma di Merida in “Ribelle – The Brave”, “Hotel Transylvania” riflette sul rapporto genitori-figli e sulla libertà di scelta che i ragazzi dovrebbero sempre avere, ma aggiunge una riflessione sull’amore e sul diverso tutta rivolta agli adulti.

Certo, il film non è perfetto ed il regista non sempre riesce a calibrare bene i tempi: il finale risulta troppo affrettato e le soluzioni un po’ superficiali (il che dispiace per alcuni bei picchi di spessore nel corso della pellicola). Le risate per la goffaggine, la mimica e le stranezze dei mostri, però, sono assicurate ed i più grandi sapranno cogliere le simpatiche citazioni da qualche classico horror della storia del cinema e, a sorpresa, anche da un paio di film ben più recenti.

Corinna Spirito

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