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Gran Torino – Recensione

Clint Eastwood dirige e interpreta in modo impeccabile una storia di grande attualità sulle discriminazioni razziali e sulla solitudine della terza età

Regia: Clint Eastwood – Cast: Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley, Geraldine Hughes, Dreama Walker – Genere: Drammatico, colore, 116 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: Warner Bros. Pictures – Data di uscita: 13 marzo 2009.

gran-torinoNon vedevamo Clint Eastwood recitare in un film da lui diretto dai tempi di “Million Dollar Baby”, vincitore del premio Oscar come Miglior Film nel 2005. Da allora ha preferito restare dietro la macchina da presa, regalandoci pellicole preziose (come “Changeling”) e riuscendo sempre a raccontare storie di profonda intensità.

“Gran Torino”, si allontana un po’ dagli standard a cui ci ha abituati, anche se i contenuti sono sempre di grande attualità. Clint Eastwood interpreta Walt Kowalski, un reduce della Guerra di Corea che, rimasto vedovo, si trova a dover affrontare un profondo cambiamento interiore proprio quando pensava che la vita non potesse offrirgli più niente.

Il titolo fa riferimento alla macchina che il protagonista cura con molta attenzione e che sarà il fattore scatenante di una serie di eventi che cambieranno la sua vita, e quella delle persone che lo circondano, in maniera definitiva. Il tema centrale della pellicola sembra essere quello dell’integrazione razziale, particolarmente sentito nelle periferie delle città, e mette in luce un aspetto fondamentale: la convivenza diventa possibile quando ci apriamo, all’altro facendo crollare i pregiudizi spesso radicati in noi.

È quello che accade a Walt Kowalski che sembra essere un razzista incallito, ma man mano che stabilisce rapporti umani con gli immigrati Hmong suoi vicini, gli strati di ostilità scompaiono, finendo con lo scoprire che sono molte, in realtà, le cose che li accomunano. La regia di Eastwood è sempre impeccabile, attenta ai particolari, ma nello stesso tempo essenziale.

Eastwood attore è convincente, si cala perfettamente nei panni di un vecchio burbero, spavaldo e schietto che ci fa ridere spesso con delle battute al vetriolo. Gli altri attori non spiccano, in effetti sembrano essere poco importanti ai fini della storia, incentrata essenzialmente sul protagonista e di questo, forse, la pellicola ne soffre. “Gran Torino” è il primo film importante che descrive la comunità degli Hmong (una tribù etnica di diversi clan sparpagliati tra il Laos, il Vietnam e altre parti dell’Asia), che si sono schierati con gli Stati Uniti durante la Guerra del Vietnam e, proprio per questo motivo, sono stati portati in America come rifugiati.

Domenica Quartuccio

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