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Gli spietati – Recensione

Con “Gli spietati” Eastwood omaggia i maestri Don Siegel e Sergio Leone, confezionando un western classico dai toni crepuscolari

(The Unforgiven) Regia: Clint Eastwood – Cast: Clint Eastwood, Gene Hackman, Morgan Freeman, Richard Harris, Jaimz Woolvett – Genere: Western, colore, 131 minuti – Produzione: USA, 1992 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 18 dicembre 1992.

gli-spietatiAnni dopo l’incompreso “Il cavaliere pallido” (1985), Eastwood torna al genere che lo ha lanciato, il Western, per consegnarci questa parabola sulla salvezza densa di allusioni religiose, come spesso accade nei film del regista americano.

Ispirato visivamente e direttamente dedicato alla memoria di Don Siegel e di Sergio Leone, i due maestri di Eastwood, “Gli spietati” esibisce una trama classica del Western crepuscolare.

In un piccolo e violentissimo villaggio del selvaggio West, una prostituta viene sfregiata quasi per divertimento da due balordi. Il violento sceriffo del paese, interpretato con convinzione da un Gene Hackman, che si guadagnerà un Oscar per la performance, interviene, ma si accontenta di prendere dei soldi. Le prostitute del paese decidono di farsi giustizia da sole e di assoldare a loro spese due killer che eliminino gli aggressori. La scelta infine cade su William Munny (Eastwood) e sul suo amico Ned (Morgan Freeman), a loro volta ex-balordi e rapinatori di banche. I due hanno tentato di buttarsi alle spalle un passato di ingiustizie e di crimini, ma il bisogno di soldi li costringe ad accettare quello che sarà il loro ultimo colpo. Alla partita si unisce il giovane Kid, a sua volta aspirante killer, che spera di ricevere così il suo battesimo del fuoco. Una volta giunti nel paese i tre si dovranno scontrare non solo con il crudelissimo sceriffo, ma anche con il rimorso di una vita dedicata inutilmente all’ingiustizia e al male, che forse non sarà possibile redimere in alcun modo.

Il titolo originale del film “Unforgiven”, significa più o meno gli impuniti, i non-perdonati e allude, in un gioco di parole, sia ai due stupidi sfregiatori, ai quali non verrà perdonata la loro irragionevole violenza, sia a Eastwood e ai suoi amici, che nonostante la buona volontà non riescono a uscire dalla spirale di crimine e violenza nella quale si sono perduti tanto tempo prima. La trama western diventa così una scusa per riflettere sulla difficoltà per l’essere umano nel mutare il suo destino. Sarà sufficiente al vecchio malfattore interpretato da Eastwood vendicare i torti subiti dai suoi amici per considerarsi un uomo migliore?

Isabella Gasparutti

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