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Ghiaccio: presentato alla stampa in streaming

I registi Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, i protagonisti Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni, il campione di boxe Giovanni De Carolis (coach dei due protagonisti in fase di preparazione e riprese), i produttori Francesca Verdini (La Casa Rossa), Malcom Pagani (Tenderstories) e Massimiliano Orfei (Vision Distribution), hanno presentato alla stampa “Ghiaccio”, un film che attraverso la box veicola un messaggio d’amore.

Giacomo Ferrara racconta con entusiasmo della sua preparazione

ghiaccio foto

Inutile dirlo, “Ghiaccio” è un film molto atteso, è l’opera prima del cantautore romano Fabrizio Moro, che scrive e dirige il film con Alessio De Leonardis, e presto vedremo sul palco di Sanremo. Il film porta sullo schermo una storia di formazione, ambientata nella periferia romana di fine anni novanta, con lo sport che riabilita, riscatta, ti forma.

Per Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni è stata una grande sfida, questo si evince da una conferenza stampa dalla quale emergono curiosità e aneddoti sulla preparazione di un film che colpisce dritto al cuore. Un film che usa la boxe come metafora della vita e propone un racconto intimo di formazione e riscatto per veicolare un’idea di amore universale. Amore sublimato in un rapporto madre – figlio, o sportivo – allenatore, amore per i propri figli, amore per una donna, amore per ciò che si fa con passione.

Giacomo Ferrara ha detto di aver accettato il ruolo di Giorgio, giovane della periferia romana alla ricerca di riscatto appena letta la sceneggiatura:

Fabrizio e Alessio sono stati molto bravi nel raccontare, mi ci sono ritrovato con tutte le scarpe. Con Giovanni (De Carolis) è stato un lavoro straordinario, due mesi e mezzo di durissimo lavoro. Giovanni è stato per me quello che è Massimo per Giorgio, una figura che va al di la di quello che è stato il percorso assieme”. L’attore si sente particolarmente grato alla produzione, per la presenza costante durante i mesi di lavoro, un qualcosa che “in Italia in genere non si fa.

Questo sentimento di gratitudine è presente nelle parole di tutti coloro che hanno lavorato a diverso titolo nella realizzazione di “Ghiaccio”, un film che ha impegnato tutti sia professionalmente che umanamente, creando relazioni affettive che hanno travalicato la collaborazione sul set.

Ghiaccio: Vinicio Marchioni parla delle difficoltà nell’affrontare questo progetto

Ghiaccio film

Vinicio Marchioni ha preso la parola iniziando col dire che parlare di quello he è stato il proprio lavoro non è mai facile. Sente che una delle battute del film rivolta a Giorgio “Se vinci tu vinciamo tutti”, la dica lunga su quello che il film vuole offrire al pubblico. Riflette poi sulle difficoltà di fare un film sulla boxe, uno sport trattato sul grande schermo, e con risultati spesso sublimi, coi quali è difficile confrontarsi.

Invece l’accuratezza nel lavoro, questa Roma anni 90, il desiderio di riscatto, la possibilità di stare due mesi e mezzo dentro la palestra di Giovanni, acquisire la tecnica ma anche lo sguardo di Giovanni, il sudore, la fatica, vedere l’umanità dei pugili, le loro camere vuote, la solitudine. Quella solitudine che li accomuna agli attori: come un attore si preparano da soli e vanno sul ring da soli, come un attore quando recita. 

Siamo arrivati sul set con la sicurezza di non essere degli ipocriti, di aver fatto una preparazione che non avevo mai fatto in precedenza, sapendo che attraverso questi ruoli portavamo sullo schermo una grande umanità. Un protagonista, per me, deve parlare a nome di tutti, e qui lo fa. Dopo due anni di pandemia, dove tutti siamo più individualisti, questo film apre le porte in un abbraccio di comunità.

Giovanni De Carolis ha preparato Giacomo affinché il suo ruolo fosse credibile

Giovanni De Carolis, che ha preparato atleticamente gli attori, in un cammino complesso di preparazione fisica e atletica. Si è convinto ad accettare questa responsabilità subito dopo aver letto la sceneggiatura.

Sono rimasto sorpreso da come Fabrizio e Alessio avessero indovinato i dettagli, la fatica degli allenamenti sono cose che la gente da per scontate, quando le provi sul tuo fisico capisci quanto è difficile. 

Lo sportivo quasi pensava che “con la fatica pensavo mollassero un poco”, invece trova che gli attori abbiano avuto non solo una buona risposta fisica, ma abbiano anche retto allo stress di allenarsi e preparare la parte, gestendo anche la vita attorno, che va comunque avanti.

Ghiaccio: i registi hanno portato sullo schermo il loro vissuto

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Ha preso la parola Fabrizio Moro:

Volevamo portare sullo schermo la bellezza, la scelta del Quarticciolo è stata casuale, è la borgata che abbiamo vissuto da adolescenti. Nel film ci sono tutti i nostri dubbi adolescenziali, ma anche le domande, i punti interrogativi che un uomo adulto si pone, magari senza riuscire a trovare una risposta.  Ritengo che nella vita la rabbia, canalizzata nel modo giusto, è uno strumento efficace. Il film racconta che l’amore ti salva, non ci sono altre verità in tasca.

De Leonardis ha affermato che

L’ambientazione anni novanta in cui abbiamo vissuto la nostra adolescenza, ci ha permesso di giocare in casa, le  esperienze da noi vissute le abbiamo distribuite ai personaggi. La boxe è un filo per raccontare tutte le sfumature dell’amore, quello incondizionato, per un amico, per i figli, per una donna, per la mamma. La volontà era quella di ingannare il pubblico col discorso della boxe per poi spostarci sui sentimenti. Chi più di un pugile può raccontare il cadere e il rialzarsi; i demoni che un pugile affronta da solo sono magari i limiti fisici, ma se i nostri sfidanti li incontriamo ogni giorno per strada…

la fatica è tanta nell’andare avanti. “Ce lo meritiamo quel secchiello di ghiaccio” dice il regista, per rinfrancarci dalla fatica. Il ghiaccio è una metafora che mostra che, come il gesto del pugile che nel secchiello si rinfranca da fatica e dolore, anche noi dovremmo trovare il nostro personalissimo ghiaccio, dal quale attingere sostegno nella fatica. 

Maria Grazia Bosu

27/01/2022

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