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Fuocoammare: Gianfranco Rosi racconta il suo film alla stampa

Fuocoammare: Gianfranco Rosi a Roma per presentare il suo film in Concorso a Berlino

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Gianfranco Rosi, regista di documentari e vincitore del Festival di Venezia nel 2013 con “Sacro G.R.A.”, reduce dal successo alla Berlinale per il suo film in Concorso, ha incontrato ieri sera i giornalisti in occasione dell’anteprima stampa romana.

Un’opera politica, la sua, come egli stesso ha dichiarato, aggiungendo che non potrebbe essere altrimenti in questo momento, con il continuo arrivo in Europa di profughi. Del resto nessun governo mondiale fa nulla per fermare questa sorta di nuovo olocausto.

Il film è diviso essenzialmente in due parti: quella dell’isola, rappresentata dal piccolo Samuele, protagonista principale con la sua famiglia, e dal medico del posto, e quella dei migranti. Tra le due non sembra esserci alcun rapporto.

Rosi ha voluto scegliere questa chiave di lettura dopo aver vissuto per più di un anno a Lampedusa, un posto dove si percepisce ormai solo l’eco della tragedia, dopo gli innumerevoli sbarchi di qualche anno fa. Da allora c’è una sorta di separazione tra i due mondi. Non arrivano più barconi e i nuovi migranti vengono portati quasi di nascosto su un molo per stare solo tre giorni nei centri di accoglienza. In “Fuocoammare” è Samuele il portatore di metafore con il suo occhio pigro e il mal di mare atipico per un ragazzino nato in un posto del genere; è lui, con le sue difficoltà nel crescere, la traccia narrativa principale.

Fuocoammare: un lavoro nato dopo una full immersion nella vita di Lampedusa, una porta tra Africa e Europa

Nel corso dell’incontro il regista, italiano di origine, ma di respiro internazionale, ha raccontato di come si sia dovuto conquistare la fiducia dei lampedusani e dell’equipaggio della nave della marina militare che soccorreva i barconi. Rosi ha parlato con pudore della sua difficoltà a filmare la scena più apocalittica del documentario, quella dei corpi dei morti, ammassati sotto coperta nella barca dopo un drammatico ritrovamento.

Era presente per puro caso a questo terribile evento ed è in quel momento che ha capito che il suo film era finito. A quel punto non restava che chiamare Jacopo Quadri per far montare il tutto. L’ultima scena che ha girato è stata quella con il dottore Pietro Bartolo, dal cui incontro, un anno prima, era nata l’idea di “Fuocoammare”. Il cerchio si era chiuso.

Ivana Faranda

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