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Frozen – Recensione

Frozen: dal cucuzzolo della montagna, con la neve alta così, nella valle non scenderanno con ai piedi un paio di sci (soprattutto se qualcuno blocca la seggiovia)

Regia: Adam Green – Cast: Kevin Zegers, Shawn Ashmore, Emma Belt – Genere:  Thriller, colore, 93 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: M2 pictures – Data di uscita: 25 marzo 2011.

frozenScegliere dove e come passare le vacanze è diventata una faccenda sempre più complicata almeno a guardare il panorama cinematografico più o meno recente. Al mare facendo immersioni? Si e poi magari la barca che ci trasportava si dimentica di noi e ci lascia in mezzo all’oceano preda di voraci squali (“Open Water”). Meglio il lago forse, sempre che un scossa sismica non porti alla luce una miriade di piranha dall’atavico appetito (“Piranha 3D”). Proviamo con le pittoresche città dell’est Europa, a patto di non prenotare in una pensioncina economica magari attratti da qualche bellezza locale (“Hostel”). C’è sempre il Brasile con le sue spiagge e la sua giungla incontaminata, però ricordandoci di non dare troppa corda ai simpatici bambinetti che ci corrono festanti incontro (“Turistas”). Ah, dimenticavo la crociera, che, per quanto sia migliorata negli anni la tecnologia dei radar, è sempre a rischio collisione e incagliamento (“Titanic”).

Rimane a questo punto l’intramontabile settimana bianca, per un po’ di aria fresca, natura incontaminata e attività fisica sulla neve, magari nella suggestiva cornice del tramonto, quando le piste sono ormai deserte. È quello che pensano due snowboardisti e uno sciatore che rimangono bloccati nel punto più alto della seggiovia sulle montagne dello Utah. Quei distrattoni dell’impianto sciistico semplicemente non si accorgono della loro risalita, staccano la corrente e arrivederci alla settimana dopo.

Senza raccontare troppo l’evoluzione di tale plot, il nome stesso del film, “Frozen”, fa presagire che i tre non passeranno esattamente le serate mangiando polenta e vin brulè in qualche accogliente rifugio.

Dopo lo slasher d’esordio “Hatchet”, il giovane regista Adam Green costruisce un piccolo gioiello di suspense (nel suo letterale significato di sospensione, in tutti i sensi), partendo da una di quelle situazioni limite (pendenti nel vuoto, al gelo, di notte) che ti fanno pensare a quanto si stia bene al calduccio di una comoda sala cinematografica. Nonostante l’apparente staticità della situazione, in cui è l’ostilità della natura a divenire progressivamente protagonista, Green, che è anche sceneggiatore, non cala per un attimo la tensione, anche negli inevitabili momenti di attesa in cui i tre si raccontano episodi di vita, sogni ed angosce, portandoci a provare reale commiserazione nei loro confronti.

Misurato l’utilizzo di effettacci gore, anche se le conseguenze di cadute e stati di congelamento sono di un realismo quasi doloroso. E soprattutto rimane senza risposta l’interrogativo su cosa spinga masochisticamente, ogni anno, molte persone ad avventurarsi in situazioni così climaticamente contrarie alla natura dell’essere umano, che, non per un caso, decine di migliaia di anni fa è nato e si è sviluppato in luoghi caldi e pianeggianti.

Vassili Casula

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