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Fear of Falling – Recensione

“Fear of Falling” tratto dalla piece di Ibsen, “il costruttore Solness” quando il teatro diventa cinema e il cinema teatro 

Regia: Jonathan Demme – Cast: Wallace Shawn, Julie Hagerty, Larry Pine, Lisa Joyce, André Gregory, Jeff Biehl, Joanna Howard, Winsome Brown, Emily Cass McDonnell, Sheilagh Weymouth, Marjorie Graham – Genere: Drammatico, colore, 130 minuti – Produzione: USA, 2013.

fearoffallingSe c’è un film/evento da segnalare per l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, senz’altro è “Fear of Falling”, presentato in anteprima mondiale nella sezione CinemaXXI.

Diretta dal premio Oscar Jonathan Demme, la pellicola è basata sul dramma teatrale di Ibsen “Il costruttore Solness”. Gli stessi interpreti magistrali, Andre Gregory e Wallace Shawn, da sempre insieme sulla scena teatrale, avevano da tempo in mente di farne uno spettacolo, che però non è mai andato in scena. Da qui, l’idea di farne una versione per il cinema. E che risultato, viene da dire.

L’ultimo giorno di vita del ricco architetto è raccontata con un impianto sì teatrale, ma arricchito da un assetto che unisce alla perfezione il linguaggio del palcoscenico con quello cinematografico. Del cinema c’è la fotografia strepitosa di Declan Quinn, già collaboratore di Demme. Ma non solo, c’è il mischiare la dimensione reale con quella onirica e il tenere sempre alta la tensione.

Si fa un grande uso di primi e primissimi piani, in cui gli sguardi dicono di più delle parole. Ibsen, in tutte le sue opere ha sempre smascherato l’ipocrisia borghese, lo fa persino qui in “Fear of Falling”.

Anche sul letto di morte, il ricco ed egoista costruttore Solness non concede nulla a chi gli sta vicino. Dalla moglie severa e triste, alla giovane segretaria da lui plagiata, fino al suo giovane collaboratore, che teme per il suo innato talento. Arriva, tuttavia, una giovane donna che fa parte del suo passato. O forse no, è solo un pretesto, un lontano ricordo che fa risvegliare i suoi sensi di colpa per tutto ciò che di bieco ha fatto in vita. Hilde/Lisa Joice è la chiave di volta, il suo angelo della morte, così bella e dolce.

Uno straordinario Halvald Solness/Wallace Shawn si confronta con tutte le donne delle sua vita. In primis, con la moglie, inaridita dal dolore, un’intensa Julie Hagerty, che negli abiti e nei modi ricorda tanto Katherine Hepburn, la madre folle di Sebastian in “Improvvisamente l’estate scorsa”. Andre Gregory è il vecchio Brovik, uno dei suoi “spettri” di carne che appare per poco tempo, lasciando comunque il segno. Spicca, infine, per la sua ironia il dottor Pine/Larry Pine, confidente del vecchio morente.

Demme lascia il suo segno con un’opera imperdibile, tratta da un autore teatrale immortale e prodotta da Rocco Caruso, storico coproduttore del regista.

Ivana Faranda

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