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Faster – Recensione

George Jr. Tillman ci propone con Faster una storia di vendetta con Dwaney Johnson, Billy Bob Thornton ed Oliver Jackson-Cohen

Regia: George Jr Tillman – Cast: Dwayne Johnson, Mauricio Lopez, Jim Gaines, Tom Berenger, Jan Hoag, Courtney Gains, Billy Bob Thornton, Michael Irby, Josh Clark, Carla Gugino, Michael Blain-Rozgay – Genere: Azione, colore, 95 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: Sony Pictures – Data di uscita: 9 aprile 2011.

faster-locDopo dieci anni chiuso in prigione per una rapina in banca, l’unica missione di Driver (Dwayne Johnson) è placare la propria sete di vendetta. Per questo agli individui coinvolti nell’assassinio del fratello non sono più concessi sogni tranquilli. Ora che è un uomo libero, con nomi e indirizzi alla mano in pieno stile “Kill Bill”, niente lo può fermare dal fare a pezzi i colpevoli. Nonostante la nomina di “faster”, il collo testosteronico e un microchip piantato nel cranio in grado di salvarlo dalla morte, due uomini gli sono alle calcagna e stanno per interrompere la sua corsa. Parliamo di un vecchio poliziotto con problemi di droga (Billy Bob Thornton) e di un killer, facoltoso e attraente (Oliver Jackson-Cohen), entrambi con mogli comprensibilmente ansiose a carico. La gara è dunque iniziata,ma solo uno potrà essere il vincitore.

Nonostante una trama ben tessuta, il film non si rivela però altrettanto promettente. Condito di stereotipi americani quali il buono che per vendetta diventa cattivo, e il poliziotto fallito che si riabilita prima del pensionamento, senza contare il tradizionale locale di lap-dance e il motel in notturna con le luci al neon, assistendo alla proiezione di “Faster” non si può in effetti non rimanere perplessi. Se l’intenzione del regista George Tillman era, infatti, quella di impiegare talento e stazza del campione di wrestling “The Rock” per dar vita a qualcosa di nuovo, possiamo con l’amaro in bocca definire fallito il tentativo.

Dopo action movie come “Xxx” o saghe come quella di “Fast and Furious”, era così necessario riproporre gli stessi schemi e gli stessi ritmi in un altra pellicola, senza nemmeno lo sforzo di avvicinarsi al successo dei titoli sopracitati? Insomma, seduti su quella poltrona non ci si aspetta di vedere un film neorealista, ma, ci perdonerà Tillman, far vincere una Chevelle SS del 1970 su una Ferrari 360, non è nemmeno action, piuttosto pura fantascienza.

Cecilia Sabelli

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