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Faccio un salto all’Avana – Recensione

Faccio un salto all’Avana: il detto ‘parenti serpenti’ è più vero che mai, soprattutto in una pellicola in cui i due fratelli in questione hanno il volto di Enrico Brignano e Francesco Pannofino… in trasferta a Cuba

Regia: Dario Baldi – Cast: Enrico Brignano, Francesco Pannofino, Aurora Cossio, Paola Minaccioni, Virginia Raffaele, Grazia Schiavo, Antonio Cornacchione, Isabelle Adriani, Cosimo Cinieri – Genere: Commedia, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 22 aprile 2011.

faccio-un-salto-all-avanaPerdere entrambi i genitori è una tragedia ma sbagliare un matrimonio diventa una condanna… all’ergastolo. Finchè morte non vi separi, appunto. Ma se sei ingegnoso come Vittorio (al secolo Francesco Pannofino) anche in questo caso una scappatoia si trova.

Sono queste le premesse di “Faccio un salto all’Avana”, la commedia diretta dal giovane Dario Baldi nelle sale dal 22 aprile 2011 su distribuzione Medusa.

Il protagonista, infatti, inscena un suicidio per tagliare la corda e scomparire nel nulla, salvo poi essere “scoperto” in un video di salsa girato a Cuba. Inevitabile l’incredulità e la rabbia del suocero imprenditore e della moglie farmaco-dipendente, che nel frattempo ha dato alla luce due gemelle, Delfina e Ondina. Nomi improbabili – almeno quanto il temperamento delle bambine di sei anni – in onore della passione di Vittorio per il mare, che si pensava lo avesse attirato a sé. E invece no: dopo essere stato sommerso dai debiti di gioco, il “buontempone” (chiamatelo pure truffatore, se preferite) si è rifatto una vita oltreoceano trasformando in un mestiere la sua principale qualità, quella di raggirare il prossimo. Non a caso lì gli hanno affibbiato il soprannome di “El Tiburon” (lo squalo).

L’unico ad essere realmente felice della “non morte” è il fratello Fedele (interpretato da Enrico Brignano) che per anni ha dovuto fare quello che gli riesce meglio: risolvere i guai creati da Vittorio. E dal momento che i due hanno sposato due sorelle i problemi ovviamente raddoppiano. Fedele è talmente corretto che “a Roma non parcheggio neppure sui marciapiedi”, come dice lui stesso non senza un pizzico d’orgoglio. Insomma non sembra il tipo che li affronta di petto (“il mese scorso ti sei perso da Ikea”, gli rimprovera la moglie), piuttosto china il capo e subisce, sempre. Non in questo caso: davanti all’affetto per il fratello ritrovatomolla la dispotica consorte al suo “timer biologico” (stanno provando ad avere un bambino, ma senza risultati) e fa il “salto all’Avana” di cui parla il titolo innescando una serie di rocambolesche situazioni tutte da ridere.

Enrico Brignano ha raccontato di “amicizia e stima reciproca” nei confronti di Francesco Pannofino (da lui affettuosamente ribattezzato “ Tenente Garcia di Zorro” durante l’incontro con la stampa). L’interprete del regista Renèè Ferretti in “Boris” ricambia la cortesia facendo il complimento migliore che un comico possa ricevere, ossia quello di “far ridere anche le pietre”.

Il regista ha voluto “differenziarsi dalle pellicole vacanziere e balneari – parole sue – e trattare Cuba non in maniera banale, come una cartolina da agenzia viaggi, ma con tratti realistici”. In nome di questa aderenza alla realtà Baldi ha visionato oltre mille attori del posto scegliendo personalmente dalla prima all’ultima comparsa.

Il risultato è un film godibile, che mescola le contraddizioni di ogni famiglia portandole all’estremo nel raccontare due fratelli dalle caratteristiche opposte, eppure legati profondamente, non solo dal vincolo di sangue, ma anche dal desiderio di una vita diversa, libera, felice. La comicità romana trapiantata sotto l’ombra di Fidel Castro risulta amplificata, soprattutto se poi si aggiungono una giovane cubana sexy e generosa (Alma), una donna misteriosa avvolta in tubini di lattice nero e un’amante stralunata e naif. Il cocktail della risata è servito.

Alessandra De Tommasi

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