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Epic – Recensione

Dal regista dell’”Era Glaciale”, un film d’animazione in 3D educativo, divertente, ma soprattutto dal forte potere immaginifico

Regia: Chris Wedge – Cast: Beyoncé Knowles, Colin Farrell, Amanda Seyfried, Johnny Knoxville, Josh Hutcherson, Aziz Ansari, Steven Tyler, Judah Friedlander, Jason Sudeikis – Genere: Animazione, colore, 102 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 23 maggio 2013.

epic-locandina“Tante foglie, un solo albero”: ecco uno dei messaggi più profondi di “Epic”, nuovo esempio di film d’animazione in 3D, prodotto da Blue Sky Studios e diretto dall’ormai noto Chris Wedge. La pellicola si ispira al libro per bambini di William Joyce “The Leaf Men and the Brave Good Bugs”. Tutto è imperniato sulla contrapposizione tra il bene e il male, tra coloro che creano e coloro che distruggono, tra l’individualismo egoista dell’uomo e la forza di cooperazione propria di tutti gli altri esseri viventi. Un dualismo incarnato nella natura stessa, rappresentata in tutte le sue sfaccettature all’interno del film.

È la storia di MK, Marie Katherine, che dopo la morte della madre si ritira a vivere nel bosco con il padre, uno scienziato pazzoide convinto del fatto che la foresta sia popolata di esseri minuscoli, organizzati in una vera e propria società, impercettibili all’occhio umano perché capaci di spostarsi a una velocità accelerata rispetto alla nostra. MK crede che il padre sia un folle, ma scoprirà ben presto che non lo è, poiché si troverà lei stessa catapultata in quel mondo. Nella foresta, le forza del bene ruotano attorno alla Regina Tara, madre-natura, colei che fa rifiorire e rinascere laddove regna l’aridità, che viene protetta dall’esercito dei Leafman, indomiti guerrieri verdi a cavallo di colibrì. Tra di essi, i più valorosi saranno il comandante Ronin e il pupillo scapestrato Nod. I Bogani, guidati da Mandrake, rappresentano invece il trionfo del male: sono brutti, simili a insetti, coperti di mantelli fatti di topo, e uccidono, spengono nel marciume tutto ciò che è destinato a germogliare.

La natura è la vera protagonista in un film positivo e divertente, dove non mancano i momenti di ilarità, affidati soprattutto alla coppia di lumache Mub e Grub, ma anche di commozione. Affascinante la scelta di utilizzare il 3D per rappresentare un regno incantato, fatto di fiori, bacche e baccelli traboccanti vita e luce, che ricorda quasi i boschi magici di “Avatar”.

Non è un caso che la dominante cromatica del regno dei Bogani sia un grigio cupo che rimanda alla morte, alla desertificazione cui sottopongono la foresta, diventata una distesa di roccia e muffa popolata di esserini orripilati.

È apprezzabile che in un’epoca come la nostra, in cui i bambini hanno perso il potere dell’incanto e le pellicole d’animazione sono sempre più spesso pensate per gli adulti, non manchino tentativi come “Epic” di coniugare lo stupore, la bellezza dell’animazione, esaltata dal 3D, con un messaggio forte ed educativo, innanzitutto di tipo ecologista: la natura è madre e come tale va difesa, la sua morte implicherebbe anche la nostra; ma bisogna ritornare anche alla frase citata all’inizio per ricavarne un ulteriore insegnamento: solo unendo le forze si può pensare di sconfiggere il male, non perseguendo un individualismo cieco e stupido, tipico dell’uomo odierno, ma costruendo legami, comunità e affetti duraturi.

Irene Armaro

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