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E venne il giorno – Recensione

Ennesimo successo del regista della paura M. Night Shyamalan, dopo aver abbandonato stavolta visioni di mostri e alieni, per ottenere una sensazione di paura più concreta

(The Happening) Regia: M. Night Shyamalan – Cast: Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, Betty Buckley, Frank Collison, Ashlyn Sanchez, Spencer Breslin, Robert Bailey Jr – Genere: Thriller, colore, 91 minuti – Produzione: USA, India, 2008 – Distribuzione: Twenty Century Fox – Data di uscita: 12 giugno 2008.

e_venne-il-giornoM. Night Shyamalan torna ad impressionarci con i suoi film. Dopo “Il sesto senso” “Unbreakable” e “Signs” ci racconta una paranoica vicenda di cui la gente è ignara spettatrice. In poco tempo, senza alcun preavviso, Elliot Moore (Mark Wahlberg, candidato all’Oscar), Alma (Zooey Deschanel) e la figlia di otto anni di un caro amico di Elliot si ritrovano a fuggire dalla più imminente catastrofe.

Niente riesce effettivamente a spiegare che cosa succede: terrorismo, omicidi, armi batteriologice sono solo ipotesi inconsistenti. Non resta altro che andare più lontano possibile, evitando ogni contatto, finché Elliot non riesce a comprendere cosa accade. Solo allora si apre una misera speranza di sopravvivenza, finchè…

Shyamalan è l’esempio concreto di un nuovo modo di fare cinema giocando con la paura dello spettatore. In “E venne il giorno”, il buio che un tempo terrorizzava perché ignoto, è stato abbandonato. Gli avvenimenti avvengono tutti alla luce del giorno; non è l’inosservato che spaventa, non è quello che potrebbe accadere che attanaglia i cuori. Ma è l’inevitabile plausibilità di una realtà che maestosamente viene rappresentata che getta nel panico.

È la domanda che più volte ognuno si è posta: se la natura si ribellasse all’uomo? Se fossimo davvero diventati di troppo per questo mondo? Tanto è forte il messaggio del film che non c’è nemmeno bisogno che si sappia tutto solo agli ultimi minuti, come è solito fare Shyamalan. La soluzione probabile, la causa, viene spiegata quasi subito, lasciando certo il dubbio, perché non è una storia di paura, non è una storia di fantascienza.

I fantasmi e gli alieni presentati in altri suoi film risulterebbero una stonatura in quest’ultimo, perché devierebbero il pensiero dello spettatore sul mondo irreale, fantastico. Per quanto sia giocato su meravigliosi effetti scenici, sulla manifestazione prorompente del vento o sulle musiche incalzanti, il film resta ancorato alla realtà. Il fatto di lasciare in queste vicende drammatiche ampio spazio ai sentimenti dei due protagonisti dimostra come Shyamalan sia attendo alle emozioni umane anche nei particolari.

“E venne il giorno” è il lavoro più marcatamente cruento e violento della sua filmografia. Quello che potrebbe “spaventare” ulteriormente lo spettatore è sapere che l’intera idea, catastrofi comprese, è il frutto di un viaggio attraverso il New Jersey, in cui Shyamalan, guidando verso New York, si è trovato a contemplare le verdi campagne silenziose.

Jacopo Lubich

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