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Di nuovo in gioco – Recensione

Il baseball fa da sfondo ad un dramma familiare con protagonisti Clint Eastwood ed Amy Adams che emoziona, intrattiene e fa sorridere

(Trouble with The Curve) Regia: Robert Lorenz – Cast: Clint Eastwood, Amy Adams, John Goodman, Matthew Lillard, Justin Timberlake – Genere: Drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 29 novembre 2012.

dinuovoingiocoGus Lobel (Clint Eastwood) è un anziano scout di baseball che cerca di mascherare i problemi legati alla sua età. È uno dei migliori nel suo campo e le sue capacità nell’individuare un talento non sono per niente alterate dalla sua vista che cede sempre di più, ma i suoi superiori sono preoccupati per lui ed iniziano a dubitarne. Così, quando Gus deve partire per il Nord Carolina per seguire una giovane promessa, Pete (John Goodman), suo collega ed amico di sempre, chiede alla figlia di Gus, Mickey, di seguirlo e stargli vicino. Mickey lo farà, mettendo a repentaglio la sua brillante carriera di avvocato, ma il rapporto travagliato che ha avuto con il padre fin dall’infanzia riemergerà nella settimana insieme rendendo la convivenza piuttosto impegnativa.

 “Di nuovo in gioco” è l’opera prima di Robert Lorenz, ma lo zampino del leggendario Clint Eastwood è lampante. Lorenz è stato il produttore di Eastwood negli ultimi vent’anni, collaborando a tutti i suoi più grandi successi da regista, dunque non c’è da stupirsi se, presa la decisione di passare dietro la macchina da presa, l’influenza del vecchio Clint si sia fatta sentire, mettendo anche in conto la sua presenza sul set in veste di protagonista nel film.

Ne viene fuori una pellicola che racconta una storia avvincente e toccante con dei tempi perfetti ed uno stile pulito. Certo, il cast è stato determinante, ma la sceneggiatura è d’impatto, anche qui in Italia in cui il baseball non ha certo il seguito degli Stati Uniti.

Sull’onda di “Million Dollar Baby” ed “Invictus”, anche “Di nuovo in gioco” sceglie lo sport come sfondo di una vicenda drammatica, di rapporti umani, di amore e di famiglia e, ancora una volta, la metafora sportiva risulta essere una scelta vincente, un linguaggio perfetto per spiegare la vita.

Viene da chiedersi se il film sia una risposta consapevole e diretta a “L’arte di vincere”, candidato al Premio Oscar 2012, che illustrava, ed esaltava, l’introduzione della sabermetrica nella scelta dei giocatori di baseball. “Di nuovo in gioco”, tutto al contrario, vuole dimostrare che i sensi umani e l’esperienza di una vita non potranno mai essere sostituti da una macchina e, c’è da ammetterlo, da questo punto di partenza un po’ romantico e malinconico nasce un film decisamente superiore all’ultimo di Bennet Miller.

Merito è sicuramente il sentimento che, se lì mancava, qui ce n’è a palate. Robert Lorenz racconta una rinascita, un punto in cui ci si ferma a riconsiderare la propria vita e si fa un passo avanti, o forse uno indietro. “Di nuovo in gioco” è un invito a cambiare, ad evolversi, ma, allo stesso tempo, a tenere strette le radici: Gus è un uomo forte, scontroso, testardo, che ha sempre ricacciato i problemi con la scusa del “io non posso cambiare”; Mickey ha preso tanto da suo padre, è una donna che si è sempre tirata su le maniche, non si è mai lasciata spaventare dal lavoro e, ora, a soli trentatre anni, sta per diventare socia dello studio di avvocati in cui lavora, senza un giorno di ferie da sette anni.

Una vera coppia di co-protagonisti, in cui nessuno scavalca od oscura l’altro ed entrambi hanno lo stesso spazio sullo schermo. Il che è tutto dire, dal momento che il film presenta Gus come centro della storia, interpretato da, niente di meno, che un attore con l’intensità recitativa di Clint Eastwood; Amy Adams, però, non si lascia spaventare e, nel ruolo di Mickey, si conferma una delle migliori attrici della sua generazione. Aveva già dato molto in “The Fighter” e qui si replica, grazie alla sua singolare presenza sullo schermo che riesce a racchiudere femminilità e mascolinità insieme. Mickey è infatti una ragazza bellissima e molto sexy, sia nel suo tailleur da avvocato, sia in jeans e camicia a quadri sugli spalti dello stadio; ma è appassionatissima ed esperta dibaseball, di cui conosce la storia e la terminologia più specifica, sa giocare a biliardo, beve il vino dalla bottiglia. Una donna completa, coi fiocchi, di cui lo spettatore si innamora facilmente.

Ad accompagnare il ritrovo di padre e figlia c’è un vivace e piacevole Justin Timberlake nei panni del giovane Johnny Flanagan, lanciatore professionista fallito, alla sua prima esperienza con il lavoro di scout, che, però, sogna la carriera di cronista sportivo.

Ritrovare Clint Eastwood sullo schermo di nuovo in gioco nel ruolo del burbero ed ironico anziano che la sa lunga sarà un piacere per gli occhi e questa pellicola, un mix di sport, dramma, sentimenti e comicità, saprà intrattenere ed appassionare il grande pubblico.

Corinna Spirito

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