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Detachment – Il Distacco – Recensione

Affresco crudo e doloroso della situazione attuale dell’istruzione negli Stati Uniti, attraverso gli occhi di un supplente disilluso, con dolorose situazioni personali da affrontare

Regia: Tony Kaye – Cast: Christina Hendricks, Adrien Brody, James Caan, Lucy Liu, Bryan Cranston – Genere: Drammatico, colore, 97 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Officine Ubu – Data di uscita: 22 giugno 2012.

detachment-distaccoPresentato con successo al TriBeCa Film Festival 2011 “Detachment” ha poi fatto incetta di premi in diverse kermesse cinematografiche in tutto il mondo.

Tony Kaye dipinge un quadro sconfortante del sistema scolastico americano servendosi del punto di vista di un insegnante capace, Henry, impersonato egregiamente da Adrien Brody, che sceglie di fare il supplente a vita, una sorta di perenne traghettatore di studenti in attesa dell’insegnante titolare.

Per Henry è un modo per non impegnarsi a fondo, non tanto nella professione, che svolge in modo eccellente, quanto nei rapporti umani: accettare una cattedra in modo permanente implica impegnarsi con costanza e dedizione per uno scopo educativo che superi la transitorietà del ruolo che si è invece ritagliato, evitando un coinvolgimento più profondo.

Ma il nuovo incarico in un istituto degradato di periferia incrina le sicurezze del giovane professore, che è costretto a fare i conti con se stesso e con gli spettri che abitano la sua anima.

Determinante l’incontro con Erica, una prostituta adolescente senza fissa dimora, della quale decide di occuparsi, tanta l’amarezza per la sua disastrata vita; altrettanto importante la conoscenza di Meredith, una sua allieva, particolarmente sensibile e a disagio, sia a scuola che in ambiente domestico.

Essere partecipe del dolore di queste due ragazzine, impegnarsi per il loro bene, lo porta ad eliminare molte delle barriere che si era costruito attorno, ad aprirsi al mondo: il suo distacco completo da tutti era in fondo una sorta di non vita, di fuga dalle relazioni affettive, che implicano per ciascuno di noi il grande rischio della delusione, se non addirittura della sofferenza.

“Detachment” è come un affresco umano e sociale, le cui pennellate mostrano giovani apatici, privi di qualsiasi ambizione, che vivono alla giornata: “Nessuno vuole pensare allo sforzo necessario per diventare qualcuno” recita una battuta della consulente dei ragazzi, la Dott. Parker, interpretata da Lucy Liu, ma anche professori divisi fra l’amore per la propria professione, e l’amarezza per il degrado in cui l’istituto si ritrova.

Il film di Kaye è difficile da digerire, il ritmo è intermittente, il montaggio per niente fluido, le vicende sembrano non mostrare in nessun modo una speranza nel domani, impossibile entrare in empatia con i personaggi.

Eppure il racconto buca lo schermo, perché la storia è forte, e soprattutto perché il percorso umano di Henry fa vedere quel tenue raggio di luce di cui lo spettatore ha bisogno.

Maria Grazia Bosu

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