Eco Del Cinema

Dear Lemon Lima – Recensione

L’emarginazione del diverso in una commedia semplice e amara, in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma

Regia: Suzi Yoonessi – Cast: Meaghan Jette Martin, Melissa Leo, Elaine Hendrix, Beth Grant, Vanessa Marano, Chase Wright Vanek, Zane Huett, Kari Nissena, Elaine Lee, Emma Dumont – Genere: Commedia, colore 87 minuti – Produzione: USA, 2009 – Distribuzione: Visit Film.

dear-lemon-lima“Dear Lemon Lima”, in concorso nella sezione “Alice nella città” al Festival Internazionale del Film di Roma, della regista indipendente americana Suzi Yoonessi, è incentrato sui turbamenti dell’adolescenza, in modo decisamente diverso dai film sul tema a cui ci ha abituato la cinematografia italiana degli ultimi anni.

La storia di Vanessa, quattordici anni, che vuole conquistare Philip, il ragazzo dei suoi sogni, è solo una porta attraverso la quale esplorare le difficoltà del diventare grandi, soprattutto per chi non è “omologato” con l’attuale immagine dei vincenti. La storia è ambientata in Alaska, e Vanessa appartiene ad una delle minoranze etniche del territorio. Questo ed il suo comportamento poco incline al finto compiacimento degli altri, la inseriscono tra gli emarginati, in una scuola alla quale ha avuto accesso proprio grazie ad una borsa di studio riservata alle minoranze etniche.

Ciò la stimola a radunare per i Giochi Scolastici, essendo stata nominata come unica matricola capitano di una squadra, un gruppo formato da ragazzi che vivono ai margini, disadattati, ciascuno per un diverso motivo: troppo grassa, troppo magra, troppo gracile e quant’altro. La storia scorre veloce, senza pause, il racconto è semplice ma incisivo.

 Il gruppo trova il suo riscatto, ma quello che rende amara questa inusuale commedia è la mancanza di una vera integrazione, che non può che rattristare. Ogni individuo è progettato per essere unico, molti di noi rinnegano le proprie diversità per semplificare i rapporti interpersonali, ma questo segna il fallimento della nostra società, perché solo dall’accettazione di noi stessi, come elementi differenti di un grande puzzle, può partire la vera integrazione sociale, quella profonda, che permette alla nostra specie di fare un salto nell’evoluzione dal quale siamo ancora lontani.

Maria Grazia Bosu

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