Eco Del Cinema

Cosa piove dal cielo? – Recensione

Titolo banale col quale arriva finalmente sugli schermi italiani il delizioso “Un cuento chino”

(Un cuento chino) Regia: Sebastian Borensztein – Cast: Ricardo Darín, Huang Sheng Huang, Muriel Santa Ana, Enric Rodriguez, Ivan Romanelli – Genere: Commedia, colore, 98 minuti – Produzione: Argentina, Spagna, 2011 – Distribuzione: Archibald Enterprise Film – Data di uscita: 23 marzo 2012.

cosapiovedalcieloPerché in Italia si abbia l’insana tendenza a storpiare i titoli originali dei film è un mistero strano a capire. Le case di distribuzione si giustificano affermando che nell’interesse della pellicola trovano un titolo che la renda appetibile al nostro mercato. Ma “Cosa piove dal cielo?” riporta alla memoria commedie di bassa lega, e mal si sposa con un gioliellino come questo, che bastava titolare “Un racconto cinese”, traduzione letterale del titolo originale, pregno di significato per chi vedrà la pellicola.

Giustamente vincitore dell’edizione del 2011 del Festival del Film di Roma, dove la giuria ha avuto il coraggio di premiare un racconto divertente, ma non per questo privo di spessore, allontanandosi dalle abitudini festivaliere, dove più è triste e incomprensibile, meglio è, finalmente arriva nelle sale “Un cuento chino”.

“Cosa piove dal cielo?” è un film ben girato e ben recitato, dove nessun frammento visivo è lasciato al caso. L’apparente semplicità narrativa cela un profondo lavoro di sceneggiatura dove ai dialoghi si frappongono eloquenti silenzi.

Tutto ruota attorno al casuale incontro tra due uomini, che più diversi di così non potrebbero essere: uno introverso e pago del suo isolamento, Roberto, l’altro alla ricerca di un qualche legame familiare che lo faccia sentire meno solo in un paese, l’Argentina, che non è il suo, il povero Jun.

Il rapporto tra i due, interpretati magistralmente da Ricardo Darìn e Huang Sheng Huang, è ostacolato dalla lingua, Jun parla solo cinese, e ogni sua parola, per Roberto e per il pubblico in sala, è incomprensibile.

Si, perché l’idea geniale del film è proprio quella di porre lo spettatore nella stessa condizione di uno dei protagonisti, completamente spiazzato dall’incomprensione linguistica.

In un susseguirsi di situazioni divertenti, a tratti tragicomiche, i due, pur non comunicando verbalmente, instaurano un profondo rapporto, che mette a nudo le loro anime, e abbatte la corazza di Roberto, aprendolo al mondo.

Un film sulla natura umana, sull’amicizia, sull’amore, sui grandi sentimenti che danno un senso alla vita, e nonostante le apparenze, un racconto sulla comunicabilità, tutto questo in un piccolo ‘cuento chino’.

Maria Grazia Bosu

Articoli correlati

Condividi