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Chéri – Recensione

Chéri: una viaggio all’interno del mondo delle cortigiane, la scoperta dell’amore ai tempi della Belle Époque

Regia: Stephen Frears – Cast: Michelle Pfeiffer, Kathy Bates, Rupert Friend, Felicity Jones, Iben Hjejle, Frances Tomelty, Anita Pallenberg, Harriet Walter – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Gran Bretagna, Germania, 2009 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 28 agosto 2009.

Ambientato in cheriuna meravigliosa, soleggiata e colorata Parigi del 1900, durante gli anni della Belle Epoque, “Cheri” pone il suo interesse nei confronti di una classe sociale molto particolare, di cui la gente sa davvero poco: il mondo delle cortigiane. Queste, prostitute di alto livello, partecipavano alla vita delle classi più elevate, arricchendosi e godendo di buona salute.

In questa pellicola la storia gira in particolare intorno alla relazione d’amore tra la bellissima e raffinata cortigiana Lea, interpretata da Michelle Pfeiffer e Fred Peloux, un giovane viziato, figlio di una vecchia collega di Lea, Madame Peloux interpretata dalla formidabile Kathy Bates. Fred non sembra avere altro se non l’appellativo materno “Cherie”: il ragazzino è un immaturo diciannovenne che vive la sua vita in una dimensione di puro edonismo. Mme Peloux comprende che il figlio deve maturare alla svelta e vede in Lea la perfetta mentore che lo “addestrerà” per prepararsi al suo futuro.

La relazione dura circa sei anni, finché non si viene a sapere che Fred è destinato a sposarsi con Edmee, la figlia di un’altra ricca cortigiana. La separazione fra i due è inevitabile e nonostante venga vissuta con molto distacco, cela in realtà un tormento interiore per entrambi gli amanti. Più il tempo passa, maggiore è la consapevolezza che il loro amore ha delle radici profonde.

La storia, tratta dal romanzo di Colette è stato scelto dallo sceneggiatore Christopher Hampton per il particolare stile dell’autrice, molto individuale, personale, attraverso il quale riesce a parlare delle donne in maniera estremamente sensibile; inoltre il fatto che il soggetto non riguardasse più la solita dama di corte ma una vera e propria cortigiana, era per Hampton un elemento ancor più innovativo da voler trattare.

La Belle Époque è stata realizzata in maniera egregia attraverso l’uso di colori e luci sempre molto luminosi e raggianti. L’eleganza e la vulnerabilità che Michelle Pfeiffer dona al suo personaggio prende vita attraverso una presenza scenica surreale e quasi eterea, mentre la Bates calca il suo personaggio con un forte senso dello humour e una pungente vivacità in un misto di goffaggine fisica e parola provocante. Il personaggio di Cheri, purtroppo, accanto a due attrici di così alto calibro, passa in secondo piano e risulta alquanto banale e piuttosto oscuro. Il film perde molto nei dialoghi e nel passaggio da una vicenda e l’altra della storia, lasciando lo spettatore a volte perplesso, il lavoro scenografico, invece, curato nei minimi dettagli, è l’elemento di maggior successo di tutto la pellicola.

Silvia Caputi

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