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Captain Phillips – Attacco in mare aperto – Recensione

Paul Greengrass porta brillantemente al cinema il dramma del capitano statunitense Richard Phillips, rapito da quattro pirati somali nel 2009 

(Captain Phillips) Regia: Paul Greengrass – Cast: Tom Hanks, Catherine Keener, Chris Mulkey, Yul Vazquez, Max Martini – Genere: Drammatico, colore, 134 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 31 ottobre 2013.

captain-phillips-trailer-itaÈ l’8 aprile 2009 quando, per la prima volta dopo duecento anni, una nave mercantile americana viene abbordata da quattro pirati. L’imbarcazione in questione è la Maersk Alabama e i pirati, tutti di nazionalità somala, insoddisfatti del bottino di 30.000 dollari, decidono di sequestrare il capitano Richard Phillips per poi chiedere un riscatto agli Stati Uniti.

Paul Greengrass nel 2013 racconta i quattro orribili giorni di sequestro vissuti dal capitano, basandosi sul saggio autobiografico “A Captain’s Duty: Somali Pirates, Navy SEALS, and Dangerous Days at Sea” (2010) scritto da Phillips stesso.

Un argomento delicato, ma portato sullo schermo dal regista di “The Bourne Supremacy” (2004) e “Green Zone” (2010) con grande tatto. La tensione è continuamente alle stelle grazie a un’ottima sceneggiatura che sa ben bilanciare le scene d’azione al dialogo, specchio dei sentimenti dei personaggi.

“Captain Phillips – Attacco in mare aperto” è un film niente affatto superficiale, capace invece di mostrare entrambe le facce della tragedia: quella di un uomo che, durante una giornata di routine lavorativa, viene sopraffatto dagli eventi e catapultato, in un attimo, in una realtà alternativa in cui non c’è la certezza del domani; e quella di quattro giovani che arrivano a rapire un uomo per denaro poiché questa è l’unica tipologia di vita che conoscono.

Tom Hanks si cala totalmente nei panni del capitano Phillips, un vero leader per i suoi uomini, soprattutto nel momento del pericolo, e un uomo coraggioso in grado di mantenere il controllo e comportarsi con la massima razionalità persino nelle situazioni più estreme; tanto che, quando infine la corda si spezza, la calma è esaurita e il panico prende possesso della persona mite e calcolatrice che avevamo davanti fino a qualche secondo prima, quasi restiamo increduli nello scoprire che persino Richard Philipps prova paura.

Come capita di rado in pellicole d’azione, le figure dei “cattivi” non sono affatto relegate al ruolo di macchiette; al contrario sono psicologicamente curate, almeno quanto il protagonista. Non c’è voglia di sputare sentenze da parte di Greengrass né, tantomeno, di connotare di patriottismo americano la vicenda. Il regista sceglie un taglio quasi documentaristico: riporta dei fatti, nel modo più realistico posibile, lasciando allo spettatore il compito di tirare le somme. Sceglie di essere semplice e lineare in modo che, sia durante le scene d’azione sia quando interviene la burocrazia statunitense, ciò che accade sia sempre chiaro al pubblico.

“Captain Phillips – Attacco in mare aperto” si dimostra piacevolmente originale nel panorama dei confusionari blockbuster statunitensi, tutti effetti speciali, scene frettolose e poco chiare: il regista lascia largo spazio alla riflessione e alla scoperta degli animi dei cinque personaggi principali, i rapitori e l’ostaggio, pur non sacrificando i ritmi da thriller e la suspense.

Una pellicola riuscitissima che vi terrà incollati allo schermo già dai primi minuti perché in “Captain Phillips – Attacco in mare aperto” non resta nulla della romantica e divertente pirateria di “Peter Pan” o “Pirati dei caraibi”. Nel realismo di questi pirati contemporanei sta la chiave della paura e dell’angoscia che vi toglierete di dosso con difficoltà, anche a proiezione terminata.

Corinna Spirito

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