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Black Hawk Down – Recensione

Con “Black Hawk Down” Ridley Scott ribadisce la sua visione della storia contrassegnata dalla violenza umana

Regia: Ridley Scott – Cast: Josh Hartnett, Tom Sizemore, Ewan McGregor, Sam Shepard, Jason Isaacs, Jerry Bruckheimer, Ridley Scott, Eric Bana, Orlando Bloom, Otto Kruger, Ioan Gruffudd, Ty Burrell, Jeremy Piven, Ewen Bremner – Genere: guerra, bianco e nero, 144 minuti – Produzione: USA, 2001.

blackhawkdownReduce dai trionfi del kolossal “Il Gladiatore” (2000), sir Ridley Scott si rituffa subito in una sanguinosa epica di guerra, continuando la sua meditazione sullo scontro fra caparbia volontà individuale e ineluttabile necessità storica.

“Black Hawk Down” è ambientato nel 1993, sullo sfondo della fallimentare campagna americana in Somalia, un tentativo di domare la lunghissima guerra civile che ancora adesso flagella il paese africano. Ispirato a una storia vera, il film racconta l’abbattimento di un super elicottero da battaglia americano, un “Black Hawk” appunto. I sopravvissuti all’incidente dovranno attraversare una zona ostile di Mogadiscio, in mano alle milizie islamiche, cercando disperatamente di raggiungere a piedi la missione di soccorso inviata loro dal comando americano.

All’uscita del lungometraggio non mancarono le polemiche di quanti videro in questa storia una semplice esaltazione della missione americana, con il relativo massacro da parte dei “buoni” di decine di somali che dopotutto combattevano per liberare la propria città dagli occupanti. Tuttavia il senso riposto del film si indovina già nelle prime scene, nelle quali Scott inquadra un funerale tradizionale africano. La storia umana sembra essere trascorsa invano, nonostante i fasti della Roma imperiale o le conquiste tecnologiche, gli uomini sono condannati a un presente di violenza e sopraffazione ancora più assurdo visto che finisce sempre con la morte.

La missione americana, pur dotata di un armamentario ipertecnologico e radiocomandata da una stanza chiusa nella quale gli ufficiali possono osservare su sofisticati video tutto quello che succede giorno e notte, deve arrendersi a questa evidenza. Una volta costretti a scendere a terra dai loro veicoli fantascientifici, i soldati sono condannati a lottare corpo a corpo nel fango, fra i vicoli, uccidendo per non essere uccisi e dimostrando l’impossibilità di sfuggire dalla dura logica della guerra semplicemente con le dichiarazioni o le buone intenzioni.

Il film, che uscì in sala nel dicembre 2001, pochi mesi dopo la tragica strage delle Torri Gemelle, doveva dimostrare che il pessimismo di Scott aveva almeno qualche ragione filosofica dalla sua parte.

Fabiana Girelli

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