Eco Del Cinema

Amore Carne – Recensione

Una stanza d’albergo piena della parola amore

Regia: Pippo Delbono – Cast: Irène Jacob, Marie-Agnès Gillot, Tilda Swinton – Genere: Drammatico, colore, 75 minuti – Produzione: Italia, Svizzera, 2011 – Distribuzione: Tucker Film – Data di uscita: 27 giugno 2013.

amore-carne-locÈ un percorso intimo e raccolto quello che Pippo Delbono intraprende con “Amore carne”.

È la piccola telecamera o il telefonino del regista a catturare gli incontri ordinari, o talvolta straordinari, che sfilano in tutte le scene come fossero protagonisti allo stesso modo della storia, una storia appunto di amore e carne. Il film realizza un intrecciato tessuto del mondo contemporaneo, fatto di voci, occhi, orecchie e bocche che parlano e raccontano.

Un occhio visionario e onirico che parte da una camera d’albergo, cui si farà ritorno in modo ciclico durante lo svolgersi della pellicola e che attraverserà la realtà dal punto di vista più basso che si possa immaginare fino ad arrivare a quello dell’arte, in particolare con vari riferimenti a Pina Bausch e alla sua morte. La morte in sé è sicuramente un tema affascinante che questo lavoro tratta con grande poesia: è soprattutto la voce di Pippo Delbono a guidarci dolcemente negli argomenti e nelle immagini, una voce che di sicuro appaga quel piacere affabulatorio dello spettatore al cinema. Si è incantati e si segue quello che accade, trasportati quasi in un’altra dimensione, fatta di una voce calda e rassicurante.

Un’infinità di analogie, musiche e associazioni di immagini in una specie di rebus di sogni e memoria. Spesso le riprese partono dal basso e delle figure immortalate non vediamo subito la faccia o i lineamenti, mentre immediatamente evidenti sono i movimenti, le mani, i busti.

Osserviamo il mondo attraverso diversi linguaggi: quello del racconto, della musica, come nel caso del compositore e violinista Alexander Balanescu, o della danza, come per la ballerina dell’Opera di Parigi Marie-Agnès Gillot, della recitazione, come per l’attrice Irene Jacob, o infine del silenzio, come per il celebre attore sordomuto di Delbono, Bobò.

La camera, agile e veloce, come solo quella di un telefono può essere, ci parla dell’amore, della poesia e della carne, e riesce a farlo muovendosi da un testo all’altro, da un luogo all’altro, da un’immagine all’altra, risvegliando una realtà spietata e allo stesso tempo fragile e vulnerabile.

Di sicuro questi settantacinque minuti offrono un impatto forte, dolce e vivo, dell’amore e del respiro.

Paola Rulli

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