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American Pastoral – Conferenza stampa

 

American Pastoral: Ewan McGregor a Roma per presentare il suo ultimo film che oltre a coinvolgerlo come interprete segna il suo debutto dietro alla macchina da presa. Il film è il primo di una serie di anteprime della Festa del Cinema di Roma 2016 che precedono le giornate ufficiali della kermesse.

American Pastoral:  McGregor parla della sua prima esperienza dietro alla macchina da presa

American Pastoral

American Pastoral: McGregor ha definito il suo debutto dietro alla macchina da presa “un’esperienza che mi ha cambiato completamente la vita, che desideravo fare da anni”. Potersi relazionare con tutte le figure creative che lavorano in un film da regista è stato per lui entusiasmante, vedeva il lavoro di queste persone in una maniera che da attore non percepiva.

“Mi ha poi entusiasmato il rapporto con gli attori, tutte le scene le abbiamo costruite assieme,  inoltre ho scoperto  i retroscena dai quali gli attori vengono tenuti fuori per non turbare la loro serenità, tutte le cose che accadono dietro le quinte. La maggior parte del lavoro del regista è gestionale, deve far si che gli altri minimizzino le loro paure, mentre lui torna a casa con le sue”. Ha inoltre aggiunto che dopo quest’esperienza si sente più adulto, più maturo.

Riguardo il fare l’attore: “In questo mestiere attingi dalla tua esperienza e dall’immaginazione, se farai un serial killer attingerai di più dall’immaginazione, se farai un padre dalla tua esperienza, almeno per me è così”.

American Pastoral: Ewan McGregor ha raccontato di come ha selezionato le baby attrici per il ruolo della figlia Merry

Inizialmente la produzione ha proposto all’attore il ruolo del protagonista offrendogli anche la possibilità di dirigere il film. Subito dopo furono contattate Jennifer Connelly per il ruolo di sua moglie Dawn e Dakota Fanning per il ruolo di sua figlia Merry, da adolescente e ragazza, ad Ewan McGregor rimase il compito, tra gli altri, di trovare “una bambina che credibilmente sarebbe stata Dakota da grande”. Sono arrivati tanti provini, alcune bambine recitavano talmente bene, da attrici compassate “da far paura”, ma non era la perfezione che cercavano, ma quella naturalezza nel recitare che facesse la differenza, alla fine rimase una rosa ristretta di cinque bambine:  “ho scelto chi mi ha colpito per come si sapesse discostare dal copione che leggevamo”.

American Pastoral: ad accompagnare Ewan McGregor la splendida coprotagonista Jennifer Connely

La Connely ha sanato la curiosità di molti giornalisti sulla scena di ballo che anni or sono ha recitato a fianco di David Bowie in “Labyrinth”, ha raccontato di come fosse agitatissima, “non avevo mai fatto danza, l’abito mi inibiva, mi sentivo goffa, lui è stato dolce e gentile, diceva battute per mettermi a mio agio, è diventato il mio eroe”.

Riguardo il personaggio di Merry: “Non mi somiglia, ma m’interessava molto calarmi in questo ruolo, la parte che più mi piace del mio lavoro è mettere i panni di un altro e poter vedere tutto con un diverso punto di vista”.

American Pastoral: d’obbligo la domanda a McGregor su come i registi con cui ha lavorato abbiano influito sul suo lavoro dietro alla macchina da presa       

“Venticinque anni di questo lavoro mi hanno permesso di venire a contato con tanti registi, bravi e meno bravi”, per lui l’attore si trova in una posizione privilegiata che ti fa capire che non c’è un modo di fare bene il regista, ci sono solo cose che funzionano e cose che non funzionano. Certo “Danny Boyle mi ha definito come attore, mi osservava, mi capiva, non tutti lo sanno fare, chiedo scusa a Jennifer qualora non sia stato in grado sempre di comprenderla”. Il lavoro di un film è fatto di collaborazione, “io credo molto nella magia che si crea in un set e permette al cinema di farsi”.

American Pastoral: impossibile non fare un parallelo tra le vicende del film e l’attualità americana

Il film è la trasposizione dell’omonimo romanzo di Philip Roth, vincitore del Premio Pulitzer, ed “esplora un momento specifico della storia americana, quello della generazione del dopoguerra, del sogno americano, che entra in collisione con la generazione dei propri figli”, che scendono in piazza per contrastare la guerra in Vietnam, divenendo anche loro carnefici a volte di vittime innocenti.

Il nostro protagonista ha una vita perfetta, distrutta dal dubbio che la propria adorata figlia abbia partecipato ad un’azione terroristica, per molti un richiamo all’attualità dell’America di oggi, alle porte di elezioni che sembrano voler cambiare il destino del paese.

Il regista ha precisato che qualsiasi collegamento alle vicende odierne non è stato voluto, e confessa d’aver letto il libro di Roth dopo aver letto la sceneggiatura, che lo ha provato a tal punto da farlo piangere, anche perché, essendo padre di quattro figlie, si è sentito sopraffatto al solo pensiero di passare le stesse traversie del protagonista. “Ho poi letto il romanzo e l’ho trovato straordinario”.

Maria Grazia Bosu

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