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Amaro Amore – Recensione

Un esordio incerto in una storia d’amore artificiosa e trasgressiva a tutti i costi

Regia: Francesco Henderson Pepe – Cast: Aylin Prandi, Malik Zidì, Francesca Casisa, Lavinia Longhi, Angela Molina – Genere: Drammatico, colore, 99 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà e Third Corporation Dreams – Data di uscita: 23 maggio 2013.

amaro-amore-locDue ragazzi francesi, Andrè e Camille, fratello e sorella, sbarcano in Sicilia, la terra dove per alcuni anni ha vissuto la loro madre, e scoprono le isole Eolie, un arcipelago di magia selvatica e marina. Il loro arrivo nell’isola di Salina spezza, però, l’equilibrio di un microcosmo. Nell’isola Andrè e Camille incontrano Santino, un ragazzo bello, solitario e dal carattere brusco che, attraverso il confronto con i due coetanei, scoprirà un lato di sé che gli era ignoto.

“Amaro Amore”, lungometraggio d’esordio di Francesco H. Pepe, indaga attraverso la sempre più utilizzata metafora del viaggio, nelle vite e nella scala di valori di tre giovani ragazzi, legati da un forte sentimento di cui pian piano ne viene svelata la natura. Il problema è che nonostante questo film si avvalga di una location spettacolare come quella delle Isole Eolie, che si rivela forse l’unico elemento a tenere le fila della storia e dell’attenzione dello spettatore, nulla riesce a salvare la difficoltà di una sceneggiatura zoppicante e al limite dell’artificiosità.

Tutto appare fin dall’inizio eccessivamente costruito e superficiale. I due protagonisti si imbattono da subito nell’isolano Santino, che guarda caso si rivela connesso proprio alle loro ricerche, in un incedere di drammaticità, con tanto di sottolineatura musicale crescente, che non trova un riscontro obiettivo nelle vicende. Si arriva perfino a toccare quasi il ridicolo grazie anche all’ampio utilizzo di personaggi stereotipati, come quello del siciliano omofobo e chiuso nel suo tradizionalismo che poco rende grazia alle tipicità dei veri isolani, e a scene di sesso ridondanti e in alcuni casi ricche di plasticità.

Poco convincente anche l’interpretazione di Francesco Casisa, sebbene sia l’unico ad avere nell’accentoun elemento di veridicità a differenza della Molina, sicula dall’inspiegabile cadenza spagnola. L’assurdità della trama e l’irragionevolezza dei dialoghi puntualmente si riflettono anche nel finale, che sembra quasi essere stato confezionato in maniera frettolosa e senza troppi scrupoli verso l’intelligenza dello spettatore.

Insomma questo esordio di Francesco H. Pepe, che purtroppo non si dimostra convincente nel ruolo di sceneggiatore quanto in quello di attento osservatore dietro la macchina da presa, nonostante gli sforzi e le giuste ambientazioni, si rivela purtroppo acerbo e improbabile nel trattare e mettere sul piatto troppi delicati aspetti dell’amore, che sembrano avere come unico scopo quello di colpire ad ogni costo per il loro, presunto, effetto scandalizzante. Non ci rimane che sperare che questo film serva da lezione al giovane regista per affrontare con più consapevolezza i futuri lavori.

Miriam Reale

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