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Allacciate le cinture – Recensione

Vite a nudo nel nuovo film del regista turco sulla passione e le difficoltà che la vita può riservare

Regia: Ferzan Ozpetek – Cast: Filippo Scicchitano, Francesco Arca, Kasia Smutniak, Carolina Crescentini, Paola Minaccioni – Genere: Commedia, colore, 110 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Data di uscita: 6 marzo 2014.

allacciate-le-cintureOzpetek torna sul grande schermo riproponendo i temi a lui cari: amicizia, amore, legami familiari più o meno intricati, malattia; dopo la parentesi del precedente “Magnifica presenza”, nel quale il regista ha tentato di esplorare altri mondi.

Così in un susseguirsi di vicende in bilico tra il dramma e la commedia, vediamo l’evolversi del rapporto tra Elena e Antonio, un amore istintivo, quasi insensato, che si consolida in qualcos’altro col passare del tempo, e tutt’attorno amici e familiari, vero fulcro drammaturgico della storia.

Se la Smutniak si conferma attrice a tutto tondo, non altrettanto si può dire di Arca, la cui scelta risulta se non altro discutibile, vista la difficoltà dell’ex tronista a barcamenarsi davanti alla macchina da presa. Così ad una coppia cinematografica che non buca lo schermo, non lasciando mai percepire una vera intesità, fanno invece da eccellente contorno tutti i personaggi minori, a cui gli attori hanno dato una vera anima.

Segnaliamo di aver piacevolmente ritrovato la brava Elena Sofia Ricci, nei panni di una zia un po’ fuori dalle righe, senza dimenticare la Signoris, che dà corpo e anima alla mamma di Elena, e in ultimo ma non per merito, Scicchitano in versione gay. Così gli anni che passano non mostrano solamente la passione quasi dilaniante tra i due protagonisti, ma anche il marasma di affetti e sentimenti dai quali sono circondati.

L’idea di partenza è buona, ma il regista, che scrive la sceneggiatura a quattro mani con Gianni Romoli, col quale ha firmato le sue pellicole migliori, come “La finestra di fronte”, non riesce a creare quel pathos necessario affinchè le immagini oltrepassino gli occhi e giungano al cuore.

Lo spettatore non può rimanere insensibile all’evolversi delle vite di Elena e Antonio, ma allo stesso tempo potrebbe non esserne avvolto completamente.

Ozpetek si perde in virtuosismi che appesantiscono una storia purtroppo non da tutti ben interpretata: il soffermarsi della macchina da presa su alcuni volti non fa che rendere ulteriormente sterile alcune scene purtroppo già vuote.

Consigliamo vivamente di ‘allacciare le cinture di sicurezza’ prima di guardare il film, per meglio sostenerne il percorso tortuoso.

Maria Grazia Bosu

Allacciate le cinture – Recensione

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