Eco Del Cinema

Alice – Recensione

Opera prima acerba, ovvia e banale che fallisce nel voler indagare l’animo umano

Regia: Oreste Crisostomi – Cast: Catherine Spaak, Gisella Sofio, Camilla Ferranti, Anna Longhi – Genere: Commedia, Sentimentale, colore, 99 minuti – Produzione: Italia, 2010, Videodrome Visual Production – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 25 giugno 2010.

alice-locandinaQuando in Italia si prende la coraggiosa decisione di intraprendere il cammino da aspirante regista, crescendo passo dopo passo un cucciolo chiamato “opera prima”, si deve necessariamente fare i conti con difficoltà immani (volendo usare un eufemismo!). Dipendesse dalla propria convinzione di essere all’altezza della strada che si è scelta, i giovani registi sbaraglierebbero senza problemi le reticenze delle case di produzione; ma nel nostro Paese dare fiducia alle nuove leve, viene automaticamente considerato un passo troppo rischioso (escludendo l’estenuante iter burocratico per accedere ai fondi statali). Purtroppo però capita anche il contrario: ovvero che si dà fiducia (fin troppa, aggiungiamo noi!) a progetti che andrebbero rivisti e studiati meglio, prima di essere distribuiti.

Oreste Crisostomi è proprio uno di quegli esempi di giovani che il prodigio l’ha cercato con caparbietà, portando sui nostri schermi il suo primo lavoro, lungi dal voler essere una sfida a quelle logiche di mercato che impongono determinati canoni cinematografici, atti ad essere esclusivamente una rete di protezione per gli esercenti. La pellicola vorrebbe indagare sul tragitto della vita finalizzato ad una indagine interiore, attraverso percorsi che non debbano ricercarsi in lidi lontani, ma nella quotidianità nella quale inciampiamo.

Il suo film appare sin da subito acerbo e privo del benché minimo ragionamento, lasciando ampio spazio ad una carrellata infinite ovvietà, contenenti didascalie più che mai obsolete. Alice, nome che è sinonimo di “scoperta”, è una ragazza che deve trovare il modo di uscire da quel guscio immacolato nel quale ci si crogiola nell’attesa dell’imminente età adulta. Ed è proprio della maturità che manca questa pellicola, che sia registica (con inquadrature al limite dell’amatoriale) o soltanto giovinezza d’animo. Celare una totale mancanza di contenuti dietro continue citazioni cinematografiche, scomodando persino l’universo onirico felliniano, è un azzardo talmente alto che non ripara il film dagli urti. Errare è umano, perseverare…

Serena Guidoni

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