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L’ultimo crodino – Recensione

Due malfattori maldestri tentano il colpo della vita, ma si perdono tra mille peripezie e divertenti pasticci

Regia: Umberto Spinazzola – Cast: Ricky Tognazzi, Serena Autieri, Enzo Iacchetti, Dario Vergassola, Giobbe Covatta, Elena Sofia Tognocchi, Marcello Prayer, Marco Messeri, Stefano Saccotelli, Enzo Provenzano – Genere: Commedia, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2009 – Distribuzione: Mikado Film – Data di uscita: 20 marzo 2009.

utlimo-crodinoLa storia de “L’ultimo crodino” è ispirata a un fatto realmente accaduto nella bassa Val di Susa, che nel 2001 riempì le cronache dei giornali e della televisione: il “rapimento” del feretro di Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca, nonché “barone” del capitalismo italiano del Dopoguerra.

Il crimine, se così si può definire, venne perpetrato in un bar di provincia da due onesti lavoratori, benvoluti da tutto il paese ma assillati dai debiti e dal futuro, un operaio delle acciaierie (soprannominato Pes) e un piccolo imprenditore (soprannominato Crodino). Quest’ultimo si improvvisa la mente e Pes il braccio. Da quel momento i maldestri criminali ne combinano di tutti i colori! Rubano la salma lasciando impronte dappertutto. Trasportano disinvolti la bara su e giù per la valle, su una jeep troppo piccola per contenerla. Scrivono lettere anonime ritagliando l’alfabeto da giornali e riviste. Chiedono il riscatto cercando il telefono della famiglia Cuccia sulle Pagine Gialle.

I due ingenui malviventi riescono per qualche giorno, senza rendersene conto, a tenere in scacco carabinieri, polizia, guardia di finanza e servizi segreti. Ma proprio la natura per niente criminosa di Crodino e Pes, gli farà inevitabilmente sfuggire quel sogno di “la bella vita”: Pes viene catturato in flagrante, proprio dentro ad una cabina telefonica mentre sta chiedendo il riscatto, e il giorno dopo le forze dell’ordine mettono le mani su Crodino e finalmente sulla salma del potente finanziere, “parcheggiato” in una baita in montagna. E la vita di tutti i giorni ricomincia nei paesini della valle, dove noia e monotonia la fanno da padrone.

A vederla così, la vicenda de “L’ultimo Crodino”, sembra un tributo appassionato alla più classica delle commedie all’italiana, dove due improbabili personaggi ci conducono verso gag e situazioni esilaranti. E invece, a malincuore, è tutto vero, perché in fondo superate le risate, rimane l’amarezza nell’ osservare una condizione esistenziale frustrante. Trasportati in quel microcosmo del profondo nord, dove nelle valli l’inverno sembra non avere mai fine, dove la miriade di piccoli bar sono l’antidoto alla noia, percepiamo al profondo disagio di onesti lavoratori che, nella spasmodica ricerca di un futuro migliore, arrivano a compiere dei gesti del tutto inaspettati.

Il regista Umberto Spinazzola, lontano dall’utilizzo di facili ammiccamenti che ci conducano a tutti i costi verso la risata, con ironia ma anche con profondo rispetto nei confronti di questi “poveracci”, non usufruisce dell’impaccio e ingenuità dei due sequestratori improvvisati, per raccontare una vicenda soltanto divertente. L’espediente comico è un mezzo efficace per rimarcare l’obbligo a riflettere su situazioni di disagio, non così lontane da noi. Ma d’altronde è proprio questo il pregio e il merito della commedia, e di quella italiana in particolare. Nel senso più classico del termine!

Serena Guidoni

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