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Le quattro piume – Recensione

Una pellicola d’amore e di guerra, tra Inghilterra e Marocco, pregevole soprattutto per l’ambientazione

(The Four Feathers) Regia: Shekhar Kapur – Cast: Heath Ledger, Kate Hudson, Wes Bentley, Djimon Hounsou – Genere: Drammatico, colore, 125 minuti – Produzione: USA, 2002 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 31 ottobre 2002.

le-quattro-piumeUn tocco di esotismo tra balli sfarzosi e cruenti scontri militari. Così potremmo sintetizzare “Le quattro piume”. Siamo poco dopo la metà del 1800 e il Regno Unito, in piena epoca vittoriana, è impegnato ad allargare le proprie colonie in Africa annettendosi il Sudan. Da questo fatto storico il regista indiano Shekar Kapur parte per narrarci una storia complessa, d’amore, amicizia, fedeltà e coraggio.

“Le quattro piume” girato in Marocco nel 2002 è l’ennesima trasposizione cinematografica del romanzo di E.W. Mason e si avvale di un bel cast di attori alle loro prime esperienze: la bionda Kate Hudson è Ethne giovane fidanzata di Harry, Heath Ledger, brillante cadetto dell’esercito inglese, spinto alla carriera militare da un padre generale. Alla vigilia delle nozze, la vita di Harry viene sconvolta dalla prospettiva di partire per il Sudan dov’è in corso una rivolta degli indigeni contro il reggimento di cui lui fa parte.

Non sentendosi in grado di affrontare una prova così dura, il giovane lascia l’esercito. Ed è qui che entrano in gioco le piume citate nel titolo: le quattro piume bianche che Harry riceve da tre amici e da Ethne, sono simbolo del disonore e della codardia, ma anche la molla che lo spingerà a superare la paura e a partire per l’Africa. Tra scontri cruenti e massacri, prove di amicizia che superano la barriera della razza e dalla lingua, amori traditi e ritrovati, Kapur, prova a sbrogliare, cosa non facile, la fitta trama del romanzo di Mason, ma la sceneggiatura risulta un po’ contorta e macchinosa.

Il regista sembra inoltre, più interessato ad esaltare i rapporti umani fra i protagonisti e a lasciare in secondo piano gli accenni alla politica colonialista dell’era vittoriana, con ogni possibile paragone a situazioni contemporanee. Kapur si riscatta mostrando tutta la sua bravura nell’esaltare con grande abilità la bellezza del deserto marocchino, l’opulenza dei belli ottocenteschi, con scenografie e costumi ricchi e curati, la forza e la violenza delle scene di guerra, soprattutto gli scontri fra l’esercito inglese e i ribelli del Sudan.

Forse da una regista come Kapur, che negli anni ci regalerà film come “Elisabeth” e “The Golden Age”, ci si poteva aspettare di più, ma “Le quattro piume” si lascia guardare e soprattutto riesce a portarci, per un paio d’ore, in un’atmosfera d’altri tempi.

Barbara Mattiuzzo

Le quattro piume – Recensione

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