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Il castello nel cielo – Recensione

Arriva finalmente nelle sale italiane uno dei più bei film di Hayao Miyazaki, una grande favola ricca di humor e avventura

(Tenku no shiro Rapyuta) Regia: Hayao Miyazaki – Genere: Animazione, colore, 124 minuti – Produzione: Giappone, 1986 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 25 aprile 2012.

Quando Hayao ilcastellonelcieloMiyazaki realizza “Il castello nel cielo”, è reduce dal clamoroso successo di “Nausicaa”, che dopo anni di duro lavoro l’ha meritatamente portato alla ribalta, prima nazionale, e poi internazionale, quest’ultima grazie alla Disney che, dotata di gran fiuto, ha acquistato i diritti delle sue creazioni e le ha fatte conoscere in tutto il mondo.

I protagonisti di questa divertente avventura sono due ragazzini, Pazu e Sheeta (che devono molto graficamente e spiritualmente a Conan e Lana, i protagonisti della serie tv “Conan il ragazzo del futuro” dello stesso Miyazaki), il primo un orfanello che si guadagna da vivere con un lavoro in miniera, la seconda una bimba dalle origini straordinarie, in possesso di una pietra che fa gola a molti, in quanto è una sorta di bussola con la quale raggiungere Laputa, un immaginario castello che volteggia tra le nuvole.

I due s’incontrano per caso, e combattono la sorte avversa con pochi mezzi ma tanto coraggio, affrontano il cattivone di turno con espedienti e fughe rocambolesche, rese dalle immagini, frutto di un certosino lavoro manuale, con grande dinamismo. Strepitosa la fuga sulle rotaie del pesino minerario, per disegnare il quale Miyazaki ha effettuato un viaggio d’ispirazione in Galles, dove, nella tenacia degli operai del luogo, all’epoca impegnati tenacemente nella lotta per non perdere il posto di lavoro, ha trovato uno spunto anche per realizzare i minatori del film.

Inseguiti dall’esercito e dai pirati (questi ultimi i personaggi più divertenti del film) Pazu e Sheeta vivono tante esperienze, con le quali portano sullo schermo con grande ironia i temi cari a Miyazaki, come il rispetto dell’ambiente e della natura, l’amore per l’infanzia e per la spensieratezza che le è propria, ma anche una profonda comprensione per i problemi sociali, come quello della perdita del lavoro, purtroppo ancora di grande attualità.

La pellicola rispecchia anche la grande sfiducia dell’uomo Miyazaki nel progresso tecnologico, che vede profondamente asservito al potere, e quindi volto allo sfruttamento dei più.

Ma ne “Il castello nel cielo” traspare anche tutta la passione del regista per i mezzi di locomozione, soprattutto quelli che solcano i cieli: sono disegnate da lui quella sorta di avionavi che appaiono in apertura del film.

Maria Grazia Bosu

Il castello nel cielo – Recensione

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