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Pink Subaru – Recensione

Opera prima degna di nota, “Pink Subaru” di Kazuya Ogawa, filmaker giapponese poco più che trentenne, che vive in Italia dopo un lungo soggiorno americano. Si viene catapultati vicino Tel Aviv, in una quanto mai divertente caccia all’auto rubata

Regia: Kazuya Ogawa – Cast: Akram Telawe, Lana Zreik, Hassan Taha, Akram Khourie – Genere: Commedia, colore, 96 minuti – Produzione: Italia, Giappone, 2009 – Distribuzione: Iris Film – Data di uscita: 2 settembre 2011.

pink-subaru-loc“Pink Subaru” è una simpatica commedia, che ha per protagonista Elzober, un arabo israeliano di quarantacinque anni, vedovo, padre di due figli.

L’uomo, dopo più di vent’anni di lavoro come cuoco, riesce a coronare il sogno di una vita: una Subaru Legacy nuova di zecca, nera metallizzata, con la quale fare gite, accompagnare la sorella al di lei prossimo matrimonio, raggiungere comodamente Tel Aviv. Le Subaru poi sono in Israele il sogno nel cassetto di diverse generazioni, in quanto la casa giapponese era negli anni settanta l’unica coraggiosamente presente nel paese, le altre temevano ritorsioni terroristiche.

Per Elzober la gioia è incontenibile, è come se la Subaru fosse un vero e proprio componente della famiglia. Quando la ritira dal concessionario organizza una festa, alla quale partecipano in tanti, tutti abitanti di Tayibe, il paese dove risiede. Ma la felicità non dura a lungo: al mattino la macchina non si trova, gettando il pover’uomo in un grande sconforto.

Il film mostra con freschezza il caos che la vicenda suscita in paese, e le peripezie di Elzober e dei suoi amici per ritrovare l’automobile. Le ricerche procedono nel più grande disordine, tra maghe, ladri professionisti, e investigatori improvvisati.

Il regista attraverso la ricerca dell’auto offre al pubblico l’affresco di un mondo così vicino e al contempo tanto lontano, dove le piccole cose, spesso scontate nell’occidente opulento, assumono qui una valenza inimmaginabile.

Seppure in qualche momento la pellicola manchi di fluidità, nel complesso scorre leggera, suscitando spesso grande ilarità.

In un panorama cinematografico internazionale, che propone soprattutto commedie volgari, grazie di cuore ai realizzatori di “Pink Subaru”, che non solo non sanno dove stia di casa la volgarità, ma riescono a far ridere in un contesto multirazziale, in una terra di confine, presente nei nostri telegiornali solo per le lotte interminabili tra palestinesi e israeliani. Il regista non minimizza i macroproblemi, anzi, nei dialoghi dei protagonisti si avvertono qua e là le ovvie tensioni, ma l’attenzione è rivolta al quotidiano, alle piccole cose di ogni giorno, non prive di problemi, come la sparizione della Subaru di Elzober che fa da collante al racconto.

Akram Telawe, arabo-israeliano, veste i panni del protagonista con rara bravura, la sua è una recitazione anche fisica, che suscita un’immediata empatia nello spettatore. L’attore-regista, attivo in Italia sia a teatro che in televisione, è anche coautore della sceneggiatura.

Maria Grazia Bosu

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