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Dobbiamo parlare – Recensione

  • Regia: Sergio Rubini
  • Cast: Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: Italia 2015
  • Distribuzione: Cinema
  • Data di uscita: 5 Novembre 2015

Sergio Rubini porta alla Festa del Cinema un film in bilico tra una pièce teatrale e una commedia all’italiana

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S’ispira palesemente a “Carnage” di Roman Polanski “Dobbiamo parlare”, film di Sergio Rubini presentato alla Festa del Cinema di Roma 2015. Due coppie, una solidamente borghese e di destra e l’altra radical chic, si chiudono nel loro bel salotto e si massacrano a vicenda scambiandosi reciprocamente i ruoli di carnefice e vittima. Alla fine arriverà l’alba di un nuovo giorno, almeno per due di loro.

“Dobbiamo parlare” è l’incipit minaccioso di molti degli incontri che caratterizzano le nostre vite, siano incontri tra amici, compagni o madri/figli. E nel film di Rubini le promesse sono tutte mantenute, nel senso che i protagonisti usano le parole come se fossero katane taglienti, per uscirne più fragili e con le ossa rotte. Fabrizio Bentivoglio è il volgare chirurgo romano Doc sposato con la dottoressa Costanza/Maria Pia Calzone, che tradisce sistematicamente con una ragazza più giovane di lei. Sergio Rubini invece interpreta Vanni, fragile intellettuale che scrive i suoi libri con la sua compagna Linda/Isabella Ragonese: la crisi dei primi due farà cadere come birilli al bowling anche i secondi.

Quattro personaggi stereotipati al centro della storia di “Dobbiamo parlare”, principali colpevoli della ‘distruzione’ di una magnifica sceneggiatura

Nel bene e nel male la commedia racconta in maniera esaustiva il modello – stereotipo italiano. Lo fa anche Rubini, in un film ben costruito dal punto di vista dello script e del montaggio, ma discutibile sotto l’aspetto della regia. La costruzione dei personaggi non ha nulla a che fare con quella pulita e rigorosa del testo teatrale di Jasmine Reza, bensì attinge dalla più becera commedia.

Come diceva Gaber in una canzone “la dicotomia è tra desta e sinistra”: quelli di destra, Bentivoglio e signora, parlano solo di soldi e si mentono reciprocamente sebbene tornino tutte le sere a casa insieme, mentre quelli di sinistra usano la sincerità e poi si separano. Non ci sono sfumature tra i caratteri dei protagonisti anche se presi uno per uno sono tutti eccellenti. A ben guardare Doc/Bentivoglio imbolsito e dalla parlata greve romanesca lascia pensare a Maurizio Matteoli de “I Cesaroni”, mentre la moglie Costanza /Maria Pia Calzone è una versione da commedia di Donna Imma di “Gomorra”.

Molto più indovinati e calibrati Sergio Rubini/Vanni e la deliziosa Lindina/Isabella Ragonese, eppure tutta l’opera soffre di una regia che pesca troppo nell’universo televisivo italiano e in quello dei pluricelebrati Cinepanettoni. La sceneggiatura spesso e volentieri scade nel volgare, si ride, è vero, ma spesso di quella risata grassa che faceva tanta paura a Renè Ferretti di “Boris”. Come in questa fiction di culto, anche in “Dobbiamo parlare”di Rubini c’è un pesce rosso, anzi due nel finale, elemento, quello, perfettamente riuscito.

Ivana Faranda

Dobbiamo parlare – Recensione

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